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Qualche giorno fa ho disattivato il mio account instagram 😱 e più di una persona mi ha anche scritto stupita, chiedendomi se stessi bene.

Partiamo con il dire che sto bene 😂 e che il motivo per cui l’ho fatto è sostanzialmente il mio ultimo articolo sull’autostima. Mi stavo rendendo solo conto che più stavo su Instagram e i social in generale, più questi minavano la mia autostima abbattendola sempre di più.

Per chi se lo chiede: no, non mi manca affatto Instagram. E no, non sto faticando a non avercelo. Semplicemente il toglierlo è stata una conseguenza di una sensazione di repulsione che è aumentata sempre di più fino a rendere insostenibile stare su Instagram.

Volessi tornarci, ci tornerei. Come ho già fatto in passato.

L’avrei anche lasciato, semplicemente togliendo app ecc. Il problema è che i miei amici continuavano a mandarmi meme lì e mi dispiaceva non rispondere ai messaggi. Per cui, per evitare di continuare ad aprire instagram con questa “scusa”, ho deciso di disattivare l’account. Nulla di così ecclatante.

Sentirsi fighi portato all’estremo

Perché però ho ritenuto che, per me, fosse meglio addirittura disattivarlo?

Il problema principale di Instagram e dei social in generale è il voler scegliere uno scenario e portarlo all’estremo. Idolatrandolo e vendendolo quasi come modello di vita. Il video qui sopra è ironico ma fa ben comprendere quali tipologia di video vanno forte sui social:

Detto questo mi si potrebbe dire che sto facendo esattamente lo stesso criticando Instagram e istigando le persone a togliersi dai social.

A mio avviso per molte persone può aver senso, quantomeno temporaneamente, rimanere sui social. Specie se hanno un’attività che si basa sulla loro immagine e che fa molta leva sui social. Anche per le aziende ha molto senso restare sui social per produrre contenuti visto che per molti è la “nuova TV” ed è un modo semplice per raggiungere molti clienti.

Nel lungo termine a mio avviso tuttavia è deleterio persino per un’azienda per via di innumerevoli motivi che oggi vedremo.

Per cui non mi sento “figo” per aver tolto Instagram. Come non mi sento figo perché sono 4 anni che faccio NoFap. Semplicemente, arrivato a un certo punto, ti stanchi di martellarti le palle da solo e decidi di smettere. Chi ne sente ancora la necessità che lo faccia, a mio avviso però è sconveniente nel lungo periodo e ha senso cercare di comprendere come imparare a farne a meno.

Essere vittime di un algoritmo

essere vittime dell'algoritmo

Il problema alla base del problema precedente è che siamo vittime di un algoritmo. Se per Instagram un certo contenuto è positivo, lo spinge a tuono. Se invece un certo contenuto secondo lui fa schifo, non lo vede nessuno.

Se invece viola delle regole che ha inventato chissà chi, viene bannato ed eliminato del tutto. In buona sostanza, è Instagram che decide cosa vedi. Perché le persone inevitabilmente sono influenzate e fanno contenuti in linea con l’algoritmo per non vedersi eliminare dai social.

Il problema è che ai social non interessa spingere e promuovere contenuti educativi. O qualcosa che realmente migliora le persone. O che le fa sentire bene. Dovessimo fare un social con questi intenti, mi chiedo che posto avrebbero le persone che sprecano soldi con oggetti totalmente inutili. O ragazze che fanno foto mezze nude per sponsorizzare il loro Onlyfans, ecc.

E uno potrebbe dire: beh, ma segui solo persone che fanno contenuti educativi e hai risolto! Il problema è che comunque i contenuti che vanno sono spesso intrisi di ego a livelli cosmici. Non basta spiegare il contenuto, bisogna sempre sottolineare che si è più fighi e che si hanno raggiunto risultati cosmici grazie a x, y, z.

In altri termini, Instagram è il social del “flexing” estremo. Chiunque lì dentro è lì solo per flexare a manetta. Se smetti di farlo praticamente non ha più senso postare. Tanto che da quando avevo smesso di farlo non stavo postando più nulla o quasi. Cosa che, inevitabilmente, ti fa affossare totalmente le statistiche, la reach e la visibilità in generale. Rendendo di fatto lo strumento inutile.

La morte delle visualizzazioni

Ogni piattaforma ha il suo algoritmo e così è anche per YouTube. Con l’avvento di TikTok, la situazione è peggiorata in modo estremo sia su Instagram che su YouTube. Questo perché c’è stata una proliferazione per contenuti rapidi, fatti male, demenziali, fini a se stessi.

YouTube inoltre ha scelto di seguire TikTok nel dare spazio a chi crea canali nuovi rispetto a creator che sono da più tempo sulla piattaforma. Situazione che ha visto quindi creator “famosi” lentamente crollare avendo numeri di visualizzazioni sempre più ridicole rispetto a quanto iscritti avevano.

Tanto che praticamente il concetto stesso di “iscrizione” su YouTube praticamente non serve quasi più a nulla. Per esempio, MikeShowSha ha 3.4 milioni di iscritti eppure fa “appena” 90-200mila visualizzazioni in media a video.

Un altro è CiccioGamer89 che con 3.68 milioni di iscritti sta facendo circa 20mila visualizzazioni che sono circa le stesse del suo canale secondario CiccioGamer2 che di iscritti ne ha 200mila e ha video da “serie B” editati peggio rispetto a quelli del primo canale. Parliamo di uno YouTuber che “ai tempi d’oro” totalizzava anche 10 milioni di visualizzazioni.

In altri termini, non è come se ti creassi una mailing-list che ti gestisci tu di contatti. O un canale Telegram o un qualcosa dove comunque “acquisisci clienti”. Di fatto hai un numero che sale, ma la piattaforma va a premiare i contenuti “nuovi” anche se fanno più schifo, non importa.

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Da un lato naturalmente ciò è vantaggioso altrimenti avremmo una “casta” di creator di lunga data che sarebbe impossibile da andare a rimuovere/scalfire, visto che tutti guarderebbero solo loro. Dall’altro lato, non puoi creare un business sostenibile perché se cambia l’algoritmo o semplicemente diventi “vecchio” pian piano vieni tagliato fuori fino a letteralmente sparire.

L’illusione delle “visualizzazioni gratis”

visual gratis

In altri termini, nessuno ti regala niente per niente. Le visualizzazioni “gratis” dei social ti vengono date solo perché per loro sei “carne da macello”. Un pollo da spolpare finché ne hai, poi quando sei vecchio ti buttano in pasto ai pesci e addio.

Gli stessi contenuti che vengono creati sono fatti ad hoc per queste piattaforme. Di recente ho iniziato un percorso e chiedendo in merito a un contenuto gratuito visto su YouTube mi è stato detto che era stato fatto appositamente per i social. Ma che non aveva nulla a che fare con il loro metodo di lavoro reale.

E’ anche il motivo per cui, quando ero ancora in fissa con Tinder e company, spendevo fior fior di soldi di boost per aumentare la visibilità del mio profilo. Proprio perché spendendo sapevi di avere un numero costante di match in entrata. Se aspettavi che arrivassero in modo organico non potevi avere certezze e potevano diminuire da un momento all’altro.

In altri termini, a mio avviso anche per le aziende ha senso pagare la pubblicità sui vari canali disponibili (a seconda del prodotto che vende) per ottenere visibilità. Avere dei contenuti su un proprio sito in modo tale da averne piena padronanza. E vedere qualsiasi ingresso gratuito dovuto ai social, a Google o ad altro, come un plus su cui non fare affidamento.

Anche di recente stavo guardando su un gruppo di esperti SEO (Search Engine Optimization, ottimizzazione per le ricerche su Google) di come i loro siti internet avessero avuto un crollo di visualizzazioni dopo un cambio di algoritmo di Google. Questo problema c’è ovunque.

In buona sostanza dunque spendi un sacco di tempo, soldi e risorse per riuscire a sfruttare i social per avere entrate gratis e poi quelli cambiano l’algoritmo e devi ripartire d’accapo. A quel punto tanto vale cercare altri canali. Sia per ricevere visualizzazioni in ingresso, che per fidelizzare chi è interessato.

Fare contenuti core vs contenuti click-bait

Il problema di cercare di sfruttare a tutti i costi l’algoritmo è che finisci per fare contenuti che fanno schifo. C’è poco da fare.

Perché la gente odia Aranzulla? Perché i primi 2-3 capitoli dei suoi post sono spazzatura scritta in modo strategico per indicizzare bene su Google. Poi alla fine il contenuto c’è, ma molto alla fine.

Lo stesso contenuto di prima di CiccioGamer faceva presagire che andava a fuoco la casa. Invece si incendia per qualche secondo il pannello della luce per poi spegnersi subito. Con relativa paura sua e dei familiari ma per tipo 2-3 minuti.

Per fare un altro esempio, uno YouTuber che mi sta molto simpatico e che seguo spesso fa contenuti come questi:

Contenuti godibili, divertenti e interessanti. Tuttavia, appena ha cercato di fare contenuti “pratici” dove faceva una sorta di “tutorial” su FlightSimulator ha fatto invece che un milione di visualizzazioni circa 20mila:

Ora, non so quale sia il focus di Etti Aviation, ma in ogni caso è un problema intrinseco di YouTube e i social in generale. Quando fai un contenuto più tecnico, meno sensazionalistico, con delle cose da imparare o dove comunque vai a “fidelizzare” un cliente o portarlo all’acquisto di un servizio… ti killano la reach. Non va proprio, ma per un ca$$o di niente.

I contenuti di Mr Beast sono un esempio lampante di questa cosa. Contenuti vuoti di qualsivoglia contenuto, fatti stile TV, contest, sensazionalistici e che riprendono qualcosa che va di moda per spararli in orbita. Mettendo della pubblicità qui e lì di altri prodotti stile pubblicità in TV.

Ci sono eccezioni a questa cosa, come Jeff Nippard che fa contenuti educativi di altissima qualità, ottimo editing e li fa sembrare quasi contenuti divertenti:

o GeoPop:

Tuttavia, perché questi video funzionano? Perché di fatto sono delle “ricerche popolari” che portano traffico anche a distanza di mesi o anni. Che è lo stesso motivo per cui funzionano i video di Etti Aviation su incidenti aerei famosi, specie se italiani. Perché la gente li cerca online.

Il problema, anche qui, è che rapidamente i contenuti possono diventare vecchi, arrivarne altri più nuovi e/o fatti meglio e anche qui pian piano perdere le visualizzazioni gratuite che ti entravano. Quindi o continui a fare sempre gli stessi contenuti triti e ritriti portando varianti costantemente o non ne vieni fuori.

Per fare un esempio, ecco altri contenuti di Jeff identici al precedente:

e ce ne sono molti altri.

In sostanza spendi un sacco di tempo e di risorse per rifare sempre le stesse cose. Tanto vale spenderli in pubblicità e avere persone in ingresso in un sito che ha già un funnel impostato correttamente.

L’illusione di imparare dai contenuti gratis

Un altro motivo per cui mi tenevo instagram è perché magari seguivo persone come Jeff o altri che postavano dei contenuti gratuiti. E quindi prendevo esempi, provavo cose, ecc.

Nel pratico tuttavia, mi sono reso conto come le persone non condividano gratuitamente cose realmente di valore. Anche se lo fanno, molto difficilmente riesci a metterle in pratica senza un’esperienza pregressa e una supervisione nel fare le cose. Certo, qualcosa impari lo stesso, ma molto meno che non con qualcuno di esperto che ti insegna.

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In altri termini, se non hai una lira ha senso “elemosinare” qualche contenuto gratuito per capirci qualcosa. Sbagliando spesso l’80% delle cose e paradossalmente ottenendo risultati persino opposti a quanto non sperassi di ottenere.

Molto spesso mi è capitato di seguire contenuti gratuiti di coach di vario genere, avere un miglioramento del 5-8%, passare a pagare per essere seguito e avere dei miglioramenti dell’80-90% semplicemente perché comprendevano quali erano i miei reali problemi e mi proponevano esercizi che avevano senso per me e non cose prese a cavolo da Instagram o YouTube.

Anche di recente abbiamo fatto dei coaching di gruppo e ho ripreso i post che avevo già scritto e li ho sostanzialmente rispiegati alle persone che c’erano. Facendogli vedere come si applicavano ai loro casi specifici. E come avrei risolto i loro problemi utilizzando quei post.

Pertanto, ho pensato che sono disposto a perdere quel 5-8% di miglioramento a fronte di togliermi tonnellate di schifezze e perdite di tempo. Per invece focalizzare il mio tempo su contenuti di maggior valore, magari su Audible, 4Books o Kindle scritti da persone competenti e non da persone casuali che pubblicano contenuti sui social.

Conclusioni

In buona sostanza, i social per imparare fanno schifo. Per avere views gratis non sono affidabili e finisci per fare contenuti sensazionalistici o dove devi menartela a mille. Per cui cosa me ne faccio? Nulla.

Motivo per cui da ora in poi se vuoi seguirmi puoi ancora farlo, ma solo su Telegram 🙂 perderò le “views gratis” di qualcuno che per caso vede un mio articolo su Instagram e mi seguiva per i motivi più assurdi ma pace e bene, penso che sopravviverò lo stesso. Tanto faccio poche visualizzazioni comunque.

Devi farlo anche tu? Se ti va di toglierti instagram per i miei stessi motivi, beh fallo! Se vuoi tenertelo, tienilo. Era solo per dire… che sto bene 🙂 ahah tutto ok anche se ho tolto instagram.