Seleziona una pagina

Abbiamo parlato di emozioni e di quella in assoluto più importante: l’amore. Tuttavia, c’è un’emozione che desta spesso molto più interesse e notorietà… l’odio.

Abbiamo capito come stare sempre a karma positivo sia fondamentale eppure ci sono molte persone che violano questo punto. Chi un po’, chi su tutta la linea. Perché?

Molte persone sono motivate dalla vendetta, dallo sbattere in faccia i propri successi agli altri o ai genitori. Il far soffrire è un qualcosa che motiva le persone in modo incredibile. Paradossalmente pure di più che non per il voler stare bene e far stare bene gli altri.

La cosa per alcuni incredibile è come poi certe persone possano arrivare a odiare e persino uccidere le persone che amano. Che, canonicamente, è la massima espressione di odio possibile.

Andando ulteriormente oltre troviamo i mostri. Dai serial killer ai boss mafiosi senza scrupoli ai tiranni. Fino a intere “stragi” ed “epidemie” di morti. Perché si comportano così? Cosa pensano? Come si diventa una persona del genere?

Per capire come fare le cose correttamente è importante anche analizzare chi ha sbagliato. Parzialmente fino a completamente su tutta la linea. Oggi andremo a capire dunque meglio l’emozione dell’odio, come gestirla e come scaricarla a terra in modo che non faccia danni al prossimo. E’ impossibile amare al 100% qualcuno se abbiamo paura che ci possa fare del male.

Un paio di note. Naturalmente tutta questa analisi, come al solito, è da un punto di vista di interazioni / improvvisazione teatrale. Se hai bisogno di un supporto psicologico/psichiatrico, ti consiglio di rivolgerti a uno specialista. Seconda cosa, voglio analizzare questa emozione per comprenderla, viverla e scaricarla a terra. Esprimere odio verso se stessi o altre persone è sempre sbagliato e porta sempre a conseguenze negative. Se non nel breve periodo, nel medio o lungo periodo.

Sentirsi sbagliati

sentirsi sbagliati

Una delle motivazioni alla base dell’odio è proprio questa: il sentirsi sbagliati, diversi, emarginati, non abbastanza.

In questo è bellissimo Harry Potter. Il figlio sfigato che viene contrapposto a Dudley Dursley, il figlio che aveva tutto e che i genitori amavano alla follia. Harry invece aveva perso i genitori, era sbagliato, non voluto e con tutte cose di seconda mano. L’apoteosi del sentirsi sbagliato.

Tuttavia, come Harry, tutti vorrebbero scoprire di essere speciali. Non solo “normali”, ma l’icona e l’emblema di un intero mondo. Quello che salva tutti con il suo coraggio.

Questo è un tema ricorrente di gran parte di film, libri, ecc. Da Frodo nel Signore degli Anelli, a Crazy, Stupid, Love dove un marito divorziato non sa cosa fare della propria vita. A Big Bang Theory dove una banda di “sfigati” diventa il centro della festa. Lo sfigato, sbagliato, escluso che ce la fa è un pattern ricorrente e interessante nel mondo del cinema.

Andando però oltre, come già anticipato nell’articolo sulle emozioni, troviamo chi invece non riesce a uscire da questa situazione di “sentirsi sbagliati” e anzi ci cade completamente dentro. Un esempio è il Joker:

In questo film, uno strepitoso Joaquin Phoenix, interpreta l’emblema del sentirsi sbagliato. Molto riassumendo un po’ dei suoi problemi:

  • Situazione precaria a livello economico e nessuna capacità particolare.
  • Stato fisico anch’esso precario.
  • Raro disturbo che gli causa attacchi di risate isteriche.
  • Bullismo e incapacità sociali.
  • L’abbandono del padre.

A questo si aggiunge la figura di Bruce Wayne, il fratello (che poi diventerà Batman) che è esattamente l’emblema del figlio perfetto, nato in una famiglia benestante.

Vuoi essere il primo a vedere i prossimi articoli? Seguimi sui miei social 🙂

Al contrario di Harry Potter, Joker percorre un flusso di pensieri “canonico”. Ovvero quello della frustrazione e della vendetta.

Di fronte all’incapacità sociale e alla non accettazione da parte del prossimo, risponde covando odio per tutte quelle persone che l’hanno maltrattato e bullizzato. In altri termini, invece di “scaricare a terra” l’odio che ha ricevuto l’ha fatto crescere dentro di se amplificandolo.

In modo simile si comporta Walter White in Breaking Bad e similmente anche Saul Goodman in Better Call Saul. La parte interessante e divertente di questi film è proprio come progressivamente si scavano sempre di più la fossa. Scegliendo sempre la strada dell’odio questo ha un effetto a valanga finché rovinano completamente le loro vite, le vite delle loro famiglie e arrivano a un punto di non ritorno.

Identikit del serial killer

capire le dinamiche dietro un killer

Se la massima espressione d’amore è il voler creare vita, la massima espressione di odio è il voler mettere fine alla vita. Pertanto, nella nostra analisi diventano interessanti i serial killer.

Andando a vedere le varie storie sul tema possiamo ritrovare il seguente pattern:

  • padre abusivo violento e alcolizzato.
  • possibile colpo alla testa ricevuto in età infantile.
  • incapacità sociale e atteggiamenti “strani”.
  • conseguente bullismo.
  • rifiutati sessualmente dai partner (o problematiche varie da un punto di vista sessuale).

Ci sono naturalmente delle variazioni ma la sostanza è circa questa.

Possiamo dunque capire come il processo sia in realtà abbastanza semplice e lineare:

  • sin da giovane età subiscono una serie di azioni di odio abbastanza profonde e difficili da digerire. Questo li porta dunque a non accettare tutta una serie di scenari e maturare vari blocchi.
  • questo li porta dunque a essere incapaci socialmente perché si comportano in modo “strano” essendo “rotti” a causa di queste azioni cariche di odio da parte da familiari che dovrebbero amarli e che loro non comprendono.
  • i coetanei e chi li conosce rafforzano dunque l’odio e la repulsione sociale nei loro confronti, innescando un processo a valanga che negli anni aumenta esponenzialmente l’odio immagazzinato fino a rendere veramente complesso farli uscire da questi schemi.

In una recente strage un ragazzo disse esattamente questo: tutti mi odiano e io odio tutti. Questo lo ha portato a uccidere 15 persone. Perché voleva “causare più dolore possibile”.

L’odio infatti può portare le persone a cercare la vendetta e quindi a provocare odio ancora maggiore trovando varie giustificazioni in questo. Della serie: se si sono comportati così con me, meritano di soffrire. Questo provocando un effetto valanga in cui più persone poi si sentono in diritto di fare del male al prossimo.

Vendetta

vendetta

Una delle motivazioni principali per cui sconviene su tutta la linea danneggiare il prossimo è che questa persona ci sono buone probabilità che inizi a provare un sentimento di vendetta nei nostri confronti.

Pertanto, non solo stiamo andando a karma negativo, ma portiamo anche un’altra persona in questa condizione.

A seconda della gravità della nostra azione questa vendetta può essere grande o piccola. Inoltre, in base al passato di questa persona, questa vendetta si può amplificare o ridurre fino a eliminarsi.

Se infatti quella persona ha incanalato parecchio odio e ha una base di verità che lo porta a moltiplicare l’odio che riceve, le vendette che ricevi potrebbero essere davvero importanti. Se inoltre già in passato hai danneggiato questa persona, si sentirà ancora più legittimata ad azioni fuori portata.

La parte davvero difficile dunque è riuscire a ricevere danno, scaricarlo a terra e non fare alcuna vendetta contro la persona che ci ha danneggiato. Bensì, far notare serenamente che si è ricevuto un danno e invitare la persona a non farlo nuovamente.

Purtroppo non sempre è così semplice, tuttavia è l’unico modo per vivere sereni e felici.

Bulli, boss mafiosi, carnefici e vittime

Salvatore Riina

Il bullismo è un qualcosa di tipico nella maggior parte delle scuole quando si cresce. E’ come un modo per testare la propria forza. Per vedere se si riesce a “distruggere” qualcuno e a farlo soffrire.

Chi ci riesce, il bullo, guadagna autostima e convinzione di poter vincere nella vita. La “vittima” invece perde autostima e comincia a covare vendetta e rancore nei confronti da chi l’ha sconfitto.

Entrambi tuttavia matureranno dei problemi. Il bullo sarà convinto che con la forza e imponendo ciò che vuole potrà ottenere tutto. Il che lo porterà a scontrarsi presto o tardi con qualcuno più forte di lui (magari anche solo la legge). E’ il caso di vari boss mafiosi che cercano di uccidere chi c’è sopra di loro finendo a loro volta uccisi. Da dei sottoposti che vogliono prendere il loro posto o vengono arrestati.

Vuoi essere il primo a vedere i prossimi articoli? Seguimi sui miei social 🙂

Viceversa, la vittima maturerà rancore e vendetta sperando un giorno di vendicarsi. E di fare esattamente ciò che ha fatto il bullo. Ovvero di imporre il proprio volere con la forza facendo del male a chi gli ha fatto del male. Entrando esattamente nello stesso schema mentale.

Magari non arriverà mai a farlo per via di convinzioni morali o per via della legge, ma manterranno dentro questa sensazione di odio che avrà impatti negativi sia a livello di interazioni con gli altri che persino fisico.

I cattivi vogliono danneggiare i cattivi

Pablo Escobar

Andando ad analizzare vari serial killer, boss mafiosi ecc. c’è un pattern ricorrente. Ovvero il voler cercare persone che hanno incanalato lo stesso quantitativo di odio. Non è sempre sempre così, ma c’è una certa tendenza.

Questo pattern viene spiegato anche nella puntata Gli uomini e il fuoco di Black Mirror. Molto in breve, per convincere i soldati a uccidere degli innocenti, gli viene fatta indossare una maschera che identifica alcuni esseri umani selezionati come dei mostri. Loro vedono queste bestie che li attaccano che in realtà sono persone normalissime. E gli viene detto di ucciderli.

Mentalmente infatti, danneggiare un cattivo, uno che fa del male a noi o ad altri, è molto meno provante che non danneggiare un innocente o comunque qualcuno che vediamo essere “buono”.

Molto spesso infatti, seguendo vari ragazzi facendo varie riprogrammazioni mentali, si ripete il concetto di “rotto” e “aggiustato”. Prima ero “intero”, ora invece sono “rotto” dopo che è successo l’evento x o y. Quell’evento x o y ha causato magari un immagazzinamento di odio visto che non siamo riusciti ad accettarlo. Abbiamo bloccato degli scenari e quindi abbiamo iniziato a odiarli. Diventando sbagliati, rotti.

Questa cosa la vediamo anche con la fine stessa dei serial killer. Jeffrey Dahmer, noto serial killer su cui Netflix ha fatto anche una serie TV, è morto in prigione ucciso da un suo compagno. Christopher Scarver infatti, rimasto disgustato dai delitti di Dahmer ha sentito “giusto” ucciderlo.

Sorte simile è capitata ad Alberto Scagni, massacrato in cella per ore. Portato in ospedale per miracolo in condizioni precarie.

E’ anche il motivo per cui boss mafiosi e tiranni giustificano le loro azioni. Pensano che sia giusto e che stanno togliendo le persone da un male peggiore. Della serie “il fine giustifica i mezzi”.

Naturalmente non è sempre così. Capitano gli errori, capitano che persone semplicemente prendano in blocco tutta una categoria di persone e facciano loro del male indiscriminatamente.

Tuttavia, questi errori è quello che spesso fanno affossare i cattivi. Lo sa bene Pablo Escobar che fece esplodere l’aereo Avianca 203 nel tentativo di uccidere César Gaviria che voleva stroncarlo. Questo si rivelò invece un buco nell’acqua visto che Gaviria non era in quell’aereo è porto a tutta una serie di eventi che portano al declino di Pablo Escobar.

Anche Bobby Joe Long che per vendicarsi del dolore subito da una donna, fece delitti orribili a molte donne. La maggior parte delle vittime di Bobby erano soggetti fragili che magari erano già stati sottoposti a molta sofferenza. Lo stesso infatti valse per Dahmer, le cui vittime erano infatti spesso sbandati o persone con problematiche di vario genere.

E’ anche il motivo per cui quando uno è dipendente dal sesso cerca persone come lui/lei. Molti si stupiscono che quello che “va con tutte” abbia successo. Semplicemente ha del rancore represso con le donne e tendenzialmente va con ragazze che hanno rancore per gli uomini. Entrambi cercano di farsi innamorare per poi andarsene e far soffrire l’altra persona. Uno ci riesce, l’altro no.

Per questo per risolvere la dipendenza dal sesso bisogna capire il motivo di questo rancore recondito, eliminarlo e all’improvviso diventa inevitabile fidanzarsi. Come, viceversa, è impossibile riuscire a fidanzarsi finché si ha questo odio dentro e non lo si riesce a gestire.

Un caso simile è anche quello di Natascha Kampusch. Per affermare la sua indipendenza chiese alla madre di andare a scuola da sola nonostante la giovane età. Quello che successe è che il destino fu particolarmente sfavorevole e volle che Wolfgang Přiklopil la incontrò per strada e decise di rapirla.

Quella sua voglia di libertà e il suo odio per il controllo sfociò nel venire controllata e sottomessa totalmente per 8 anni. Alla fine però riuscì a scappare… e quand’è che ci riuscì?

Sconfiggere il mostro

sconfiggere il mostro

Nota importante: non vogliono essere consigli o una “guida” su come gestire queste situazioni. Ma una semplice analisi di persone che sono sopravvissute e come hanno fatto. Dovessi trovarti in una situazione simile ti invito a contattare le autorità e farti seguire da personale specializzato.

Potremmo dunque chiederci come sfuggire alle grinfie del mostro nel momento in cui veniamo a contatto con qualcuno che vuole farci del male. C’è a tutti gli effetti chi ci è riuscito, pure da casi estremi. Vediamo come.

Abbiamo capito che il mostro alla fine è una persona normale come tante altre che però ha immagazzinato grandi quantitativi di odio. La somma di tutti questi episodi negativi ha portato il mostro a maturare la convinzione che l’odio e fare del male al prossimo sono degli atteggiamenti corretti e normali, avendoli ricevuti per così tanto tempo.

Inoltre, ha maturato tutto questo dopo che innumerevoli persone l’hanno fatto sentire sbagliato, non voluto, fuori luogo, rotto. E hanno fatto di tutto per abbandonarlo, evitarlo e liberarsi di lui.

Vuoi essere il primo a vedere i prossimi articoli? Seguimi sui miei social 🙂

Inutile dire dunque che replicare uno qualsiasi di questi atteggiamenti porterà il mostro ad amplificarsi, rafforzarsi e scagliarsi ancora più forte e ferocemente contro di noi.

Viceversa, gli atteggiamenti che funzionano sono:

  • accettazione. Si accetta il proprio destino, cercando di evitare in alcun modo di vendicarsi.
  • mostrare amore e approvazione quando il mostro esce dagli schemi e fa qualcosa di corretto.
  • si smette di cercare di fuggire e si cerca di capire come fare a far “funzionare” la situazione.

Sembra totalmente contro-intuitivo, eppure è quello che hanno fatto alcune persone con successo.

Un esempio è Lisa McVey. Catturata da Bobby Joe Long, venne violentata per ore per poi riuscire a fuggire. Come fece?

Invece che cercare di farlo sentire sbagliato, di dirgli che era un mostro, cercare di fuggire ecc… gli chiese perché le facesse del male. Lui le rispose che si era lasciato di recente e che odiava le donne. E che quindi era un modo per vendicarsi.

Avrebbe potuto dirgli che era un mostro, ma per lei ormai era routine. Erano 3 anni che veniva picchiata e violentata dal compagno della nonna. Con una pistola puntata alla tempia. Era arrivata al punto di volersi suicidare. Aveva accettato persino la sua morte.

Non era una novità. Sapendo dunque che facendolo sentire sbagliato avrebbe peggiorato la situazione, fece tutto quello che disse. E quando le disse che soffriva per amore, invece che farlo sentire peggio, gli disse che avrebbe potuto essere la sua fidanzata. Che era un bel ragazzo. Che non avrebbe detto a nessuno come si erano conosciuti. Che sarebbe andato tutto bene.

Per quanto fosse naturalmente impossibile un qualcosa del genere, qualcosa scattò nella testa di Bobby. Forse la prima persona che invece di cercare di farlo sentire sbagliato, cercava di amarlo e farlo sentire apprezzato. Non poteva ucciderla.

Per questo, dopo 26 ore di violenze, finì con il liberarla. La storia dettagliata potete trovarla qui.

Similmente fece Natascha Kampusch. Dopo aver lottato così strenuamente per essere libera e indipendente finì nelle grinfie di Wolfgang Přiklopil.

Wolfgang fece di tutto per usare la forza e la violenza per obbligarla all’obbedienza. Il problema è che usando l’odio e la forza si ottiene solo un’obbedienza finta e di facciata. Lei arrivò a obbedire totalmente ai suoi ordini, a capire cosa poteva fare e cosa no. Comportandosi in modo impeccabile arrivò a guadagnarsi la sua fiducia e a non potergli più dare modo di farle del male guadagnandosi sempre di più la libertà fuori dalla sua cella.

Finché, vista la porta del cancello aperta, tentò la fuga verso la libertà. Non mostrò amore o approvazione verso il suo carceriere, per quanto le fu sufficiente obbedire e assecondare ciò che le veniva richiesto per guadagnarsi progressivamente la sua fiducia.

Arrivato al punto di non ritorno, Wolfgang Přiklopil si suicidò. Come molti di quelli che arrivano a tali livelli di odio e cattiveria nei confronti degli altri, finiscono per scaricare questa cattiveria su se stessi, ponendo fine alla propria esistenza.

Una storia simile, per quanto inventata anche se molto realistica, è quella che avviene durante il Trono di Spade. (Se non vuoi spoiler salta questa parte :-)).

Theon Greyjoy viene catturato da Ramsay Snow e viene torturato in ogni modo, arrivando persino a scuoiarlo in alcune parti del corpo, tagliargli le dita e amputargli il pene. Tutto questo perché si rifiutava di obbedire al “suo padrone” e accettare che ora era Reek (puzza in inglese). Uno schiavo di Ramsay.

Ed è proprio obbedendo fedelmente al suo padrone che riuscirà a guadagnarsi la sua totale fiducia per poi riuscire anche lui a fuggire. Arrivando a mostrare amore e affetto per Ramsey per mostrare che era stato totalmente soggiogato.

E’ il contrario di quanto fece invece Elisabeth Fritzl che tentò di scappare prima del rapimento dalle “grinfie” di suo padre. Agli ufficiali di polizia disse che se fosse tornata dal padre per lei sarebbe stata la fine. Ai loro occhi sarà sembrata pazza o che diceva cose esagerate e senza senso.

Gli ufficiali di polizia finirono per non crederle e la riconsegnarono al padre che la torturò e violentò per anni. A quel punto divenne molto complesso andarsene perché essendo palese il suo odio e risentimento per il padre, era anche palese che se fosse uscita da lì lui sarebbe andato dritto in prigione.

Questo portava dunque il padre al massimo a rafforzare i controlli e a fare di tutto perché ciò non accadesse. La via di fuga del “tranquillizzare” il padre, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe potuto amarlo e rispettarlo come padre e fare finta che non fosse successo nulla negli anni svanì sempre di più. E con quel modo di comportarsi anche le chance di uscire dalla sua prigione.

La “scusa” infatti che usò il padre è proprio quella che la volle “proteggere” dal mondo esterno, visto che a sua detta era incapace di obbedire e seguire le “regole della decenza”. Naturalmente le azioni di Fritzl sono state decisamente sbagliate, illegali e fuori misura.

Tuttavia, dargli quell’appiglio mentale, è stato come poter mettere mentalmente Elisabeth dalla parte dei “cattivi” per giustificare il suo comportamento. Toglierlo gli avrebbe impedito di farle del male per così tanto tempo.

Infatti, lo stesso Fritz dichiarò: “Lei era testarda e forte com’ero io. Se vuoi esercitare la forza e rompere il potere decisionale di qualcuno, è più gratificante se quella persona è testarda e forte piuttosto che qualcuno che può essere rotto facilmente”.

Chi è maniaco del controllo vuole piegare chi vuole la libertà. Se ha davanti qualcuno di remissivo e pronto a obbedire perde rapidamente interesse e cerca qualcun altro.

Inutile dire che Fritz ebbe un padre alcolizzato, violento, che se ne andò poco dopo la sua nascita e morì in guerra. E ebbe una madre che non gli diede mai un gesto di affetto, ma che lo chiamò satana, un criminale e spesso lo colpiva così forte da lasciarlo in una pozza del suo stesso sangue. Questo non per giustificarlo, ma per comprendere che il pattern è quello solito di una persona che ha incanalato una quantità molto alta di odio che porta dunque a questi comportamenti deviati.

Probabilmente il comportamento del padre nei confronti della figlia era per vendicarsi del dolore che aveva subito. E che voleva esternare con la madre, la quale ebbe una fine molto simile alla figlia. Rinchiusa in un attimo con le finestre murate per un tempo di circa 20 anni.

Alla fine dichiarò addirittura che fece così per “contenere” il suo lato malvagio potendolo sfogare sulla figlia invece che su persone randomiche come gli capitò di fare in almeno un paio di altre occasioni.

Elisabeth alla fine riuscì a scappare facendo leva sulle condizioni critiche della figlia Kerstin che stava avendo uno shock sistemico. Il padre/nonno, forse spaventato dall’idea di dover prendersi sulla coscienza anche la morte di un suo familiare, ha ceduto.

Va detto che in quel periodo il padre/nonno già stava valutando di fingere un “ritorno” della figlia fingendo che fosse finalmente tornata a casa spontaneamente.

L’obbedienza di Elisabeth stava pian piano erodendo l’unico appiglio mentale che giustificava nella mente di Fritzl la sua crudeltà. La stessa dinamica che portò alla libertà di Natascha Kampusch.

Perché il cattivo attrae?

Arrivati a questo punto potremmo chiederci come mai “il cattivo” ha una certa attrattiva sia sul genere maschile che femminile. Pensiamo solo al movimento trap e al fatto che più sembri delinquente meglio è di recente. O a Josef Fritzl che, nonostante gli orrori da lui compiuti, ha ricevuto più di 200 lettere d’amore in cella. Assieme ovviamente a numerose lettere di insulti e minacce di morte.

Il motivo è che ci sono 4 livelli di consapevolezza:

  • ingenuità, quando ancora non hai scoperto l’odio, la tristezza e la sofferenza.
  • il risentimento, quando hai vissuto l’odio e lo reprimi dentro di te giudicandolo come sbagliato.
  • il diventare cattivo, quando dai libero sfogo all’odio e lo diffondi sul prossimo.
  • il fare pace con l’odio, accettarlo, smettere di diffonderlo e lo scarichi a terra.

Molte persone sono tra il primo e il secondo step. E quindi vedono quelli del terzo come persone “illuminate”. Persone più avanti nel loro percorso. Perché finalmente danno voce a quell’odio, a quel risentimento che anche loro provano ma che non hanno il coraggio di esprimere. Quasi che fosse un qualcosa di “coraggioso”.

Vuoi essere il primo a vedere i prossimi articoli? Seguimi sui miei social 🙂

Inoltre, le persone che sono tra il secondo e il terzo step hanno paura di quelle del primo e del secondo. Perché non capirebbero e finirebbero per giudicarli/le come sbagliati, non adatti, rotti. Come in fondo vedono anche loro stessi.

A volte quelli della prima categoria non giudicano per ignoranza, convinti che le persone si comporteranno bene con loro. E finiranno per soffrire e venire magari usati o truffati da chi ha incanalato l’odio e ancora non l’ha saputo affrontare.

A volte purtroppo il quarto step arriva troppo tardi. Come nel caso di Dahmer che si renderà conto solo alla fine di quanto male abbia fatto e di quanto fosse stato sbagliato. Lo stesso accade nel telefilm Better Call Saul dove solo alla fine il protagonista si rende conto di quanto non avesse senso tutto quello che ha fatto.

Pertanto il “cattivo” attrae non tanto perché sia meglio degli altri, ma perché è visto come il “cattivo”, il “carnefice”, “quello che palesemente sta sbagliando” e quindi non può giudicare gli altri perché stanno facendo qualcosa di brutto.

Un ragazzo preferirà usare per il sesso una ragazza che vuole fare solo sesso. Viceversa, una ragazza appena uscita da una relazione che vuole “vendicarsi” dell’ex preferirà farlo con uno sbandato di cui è molto difficile innamorarsi che sa che fa sesso a ruota senza sentimenti. Proprio per quanto detto prima: non ci sentiamo sbagliati a fare del male a chi giudichiamo essere un “cattivo“.

Quindi ha senso mostrarsi come “cattivi”? No assolutamente. Quello che ha senso è non giudicare gli altri perché soffrono, perché si sentono sbagliati o perché odiano, ma aiutarli nel loro percorso. E cercare di risolvere noi stessi il rancore il prima possibile. Funzionerà di più di fare il trapper della situazione.

Conclusioni

Abbiamo visto molte situazioni estreme che, tuttavia, possiamo riconoscere in molte persone in quantità molte minori. Magari c’è il capo che ti tratta male o un compagno di scuola che ti bullizza. Piccoli mostri che seguono le stesse identiche dinamiche di serial killer e boss mafiosi, solo che su piccola scala.

Abbiamo analizzato molte situazioni complesse e tracciato un po’ di linee per capire le varie dinamiche. Nel prossimo articolo vedremo la programmazione mentale dietro chi è carico di odio e come decostruirla. E come riuscire ad obbedire e a sottomettersi anche con chi ci vuole solo del male e fa di tutto per ferirci per riuscire a sconfiggere il mostro.

Inoltre, molti di noi si sentono sbagliati o addirittura “un mostro”. Se questo è il tuo caso, come puoi fare per uscire dal pattern prima che sia troppo tardi? E smettere di fare del male a te stesso e al prossimo?

Ripeto: non ci interessano i casi estremi, ma sono utili per capire poi i casi più normali e quotidiani visto che a quel punto diventa tutto molto semplice, lineare e chiaro.

La risposta è nel prossimo articolo 🙂 seguimi suoi miei social per non perdertelo.