Seleziona una pagina

L’intelligenza artificiale modella in modo veramente interessante la mente umana. La cosa sorprendente è che, utilizzando alcuni strumenti, è possibile utilizzare proprio il modello base dell’intelligenza artificiale per andare a riprogrammare anche una mente umana.

Sia se vogliamo cercare di convincere qualcuno a fare ciò che vogliamo… sia se vogliamo riprogrammare il nostro cervello per fare in modo che abbia una realtà più funzionale al raggiungere i nostri obiettivi.

Base di verità

intelligenza artificiale per la riprogrammazione mentale

Ma andiamo per gradi. L’intelligenza artificiale definisce il concetto di base di verità. Con base di verità intendiamo una serie di fatti, avvenimenti o qualità che riteniamo essere veri. Possono essere “assiomi”, quindi cose che riteniamo vere e basta. Oppure fatti che sono derivati da altre verità di base.

esempio di base di verità

In sostanza, guardando anche l’esempio qui sopra, vediamo come da una serie di fatti che riteniamo essere veri è possibile inferire un altro fatto che poi riterremo vero. Solo capire bene questo processo ci dà in mano uno strumento fondamentale. Ovvero la capacità di destrutturare sia la nostra mente che quella di un nostro eventuale interlocutore.

In una negoziazione, infatti, uno degli errori più comuni è andare a cercare di cambiare ciò che è stato inferito e non le basi di verità fondanti. Finché non andrete a cambiare le basi di verità, ciò che viene inferito sarà sempre lo stesso.

Base di verità: un esempio pratico

il figlio e la madre: un esempio di riprogrammazione mentale

Facciamo un esempio abbastanza banale e quotidiano. Madre e figlio litigano pesantemente perché il figlio ha bisogno di soldi. Ultimamente ho iniziato a guardare Breaking Bad e sto immaginando il buon Pinkman che prova a chiedere soldi alla madre. Potremmo complicarci la vita specificando che la madre sappia o meno che possano essere usati per droga, ma in questo caso lasciamo le cose più sul semplice.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Il figlio dunque batte sul fatto che quei soldi gli servono e che fosse il suo dovere di madre darglieli. Cercando di farla sentire in colpa. Questa strategia, generalmente, in negoziazione non funziona quasi mai ed è assimilabile ad un tentativo (non voluto, in questo caso) di manipolazione. Se le persone cedono non è perché sono state convinte, ma perché hanno paura di perdere il nostro affetto o di eventuali altre conseguenze.

Nel nostro modello, è un tentativo di cercare di cambiare la verità inferita e non le basi di verità fondanti. Non può funzionare in nessun caso.

Quale sarebbe potuto essere un approccio migliore? Sicuramente il chiedere alla madre perché non volesse corrisponderle quei soldi sarebbe stato molto meglio. Questo è uno step fondamentale, perché è come se chiedessimo a un computer di elencare quelle che per lui sono le basi di verità. Solo così potremmo capire come cercare di smontare una base di verità alla volta.

Avesse fatto così, la madre avrebbe potuto per esempio dire che il figlio era immaturo e che era facile che quei soldi sarebbero stati spesi per cose inutili se non stupide (se non addirittura tossiche). Il motivo per cui non vogliamo chiedere molto spesso i motivi che sono dietro certe scelte, è che li risultiamo offensivi o qualcosa che va ad intaccare la nostra autostima. Motivo per cui preferiamo attaccare piuttosto che domandare e venire attaccati.

Tuttavia, un’obiezione come questa sarebbe facile da convertire in qualcosa di positivo. Infatti, sarebbe bastato dire che è vero, avrebbe potuto vederla così. Tuttavia, così facendo non stava credendo in suo figlio. Credere in qualcuno vuol dire anche prendere in conto il suo eventuale fallimento, i suoi errori, il fatto che sprecherà risorse che noi gli assegneremo. Che ci deluderà. E questo è l’unico modo in cui una persona possa crescere e migliorarsi.

A questo punto la madre avrebbe potuto incalzare dicendo che si sarebbe aspettata un comportamento diverso da un ragazzo di 18 anni e che doveva continuamente portare pazienza con lui perché continuava a deluderla. E questo certamente non le faceva venire voglia di investire su di lui o credere in lui.

In sostanza dunque la madre potrebbe continuare questa guerra dei sensi di colpa cercando di intaccare l’autostima del figlio. Tuttavia, se l’autostima del figlio fosse solida abbastanza, avrebbe potuto fare l’esempio di altre persone che nonostante i suoi errori avevano creduto in lui, l’avevano incoraggiato e gli avevano dato supporto e facendo così era riuscito a ottenere un risultato x o y.

Avrebbe potuto sostanzialmente ripetere quanto detto prima: poteva scegliere di credere in lui oppure no. La scelta spettava a lei. Ed era anche giusto che, se sceglieva di credere in lui, portasse pazienza per ogni suo errore o delusione. Altrimenti non era vero che stava investendo su di lui.

Il punto è proprio questo: la madre non vuole realmente sopportare i suoi errori e fargli da genitore, bensì trovare una scusa per scaricarlo perché il suo comportamento lei non è in grado di gestirlo e la mette seriamente in imbarazzo. Specie quando ciò sfocia nell’illegale. E non ha idea di come fargli da madre.

Ora il discorso potrebbe continuare parecchio, ma è giusto per fare due esempi piuttosto banali di argomentazioni e controargomentazioni.

Il punto è che il nostro obiettivo è favorire il confronto anche a costo di sentirci insultati e attaccati nell’autostima. Molte persone per paura attaccano perché sanno di essere in torto e hanno paura che gli vengano rinfacciati alcuni dei loro comportamenti. Se però gli ascoltiamo serenamente e abbiamo un’autostima salda, possiamo facilmente riprogrammare le loro argomentazioni in qualcosa di più funzionale in primis per loro stessi.

La difficoltà in questo caso è che bisogna praticamente fare da padre a nostra madre, spiegandole perché sta sbagliando e quale sarebbe l’atteggiamento per lei più proficuo. Cosa assolutamente non banale.

Una madre così infatti avrà sicuramente atteggiamenti ossessivi compulsivi sia su il figlio ma in primis anche su se stessa, cosa che sicuramente non la faranno vivere serenamente. Inoltre avrà installato inconsciamente questi atteggiamenti al figlio, rendendo per lui molto complesso riuscire a convincerla a comportarsi diversamente.

Comunque riassumendo, questo era lo schema mentale della madre:

Quello che invece avremmo potuto fare discutendo con la madre è arrivare al punto di riscriverle in questo modo:

Se la riprogrammazione è avvenuta con successo, sarà la madre stessa che per sua spontanea volontà darà i soldi al figlio. Senza nemmeno doverli chiedere. Proprio perché capirà che le conviene fare questa scelta.

Nel film invece la madre non crede minimamente in lui, arrivando a sbatterlo fuori di casa. E portando il figlio al limite del baratro proprio perché non riusciva ad accettarlo come persona.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Questo è un punto fondamentale ed è il punto cruciale di ogni negoziazione portata a buon fine. Dobbiamo lasciare la piena possibilità di scelta al nostro interlocutore e dev’essere lui (o lei) che, pienamente convinto, accetta la nostra proposta o ci propone proprio ciò che desideravamo sin dall’inizio. Perché è l’unica cosa sensata e mutualmente conveniente.

Cercare di forzare qualcuno a fare qualcosa può farci ottenere solo una vittoria di Pirro. Il motivo è che eseguirà magari ciò che gli viene chiesto ma, non essendone pienamente convinto, farà di tutto per capire come uscirsene il prima possibile. Perché odia fare qualcosa in cui non crede.

Inoltre, forzare qualcuno a fare qualcosa che non crede è, inevitabilmente, una forma di manipolazione. Che, per noi, è la cosa più sconveniente che possa capitarci.

Riequilibrare il karma

Veniamo dunque a un altro principio fondamentale della riprogrammazione mentale che purtroppo molta gente sceglie consapevolmente di ignorare in blocco. Ovvero, rimanere sempre in karma positivo.

Nota: non esiste l’espressione “karma positivo” o “karma negativo”, ma è giusto per intendere un’azione che va a rafforzare la tua persona o il tuo network oppure che lo va a danneggiare.

Purtroppo, una delle convinzioni più sfigate che puoi avere nella tua vita è che la terra è il “regno dei furbi”. E che “chi è più furbo degli altri” (e li frega) è quello che ha capito tutto dalla vita. Purtroppo, funziona esattamente al contrario.

La ruota gira e tutto quello che fai di negativo, presto o tardi, ti si ritorce irrimediabilmente contro. Facendoti anche parecchio male.

La parte veramente difficile dunque di qualsiasi riprogrammazione mentale, sia nostra che di altre persone, è che dev’essere sempre a fin di bene. Il che è davvero difficile perché molte volte non possiamo essere sicuri al cento per cento che quello che stiamo facendo favorirà o danneggerà il prossimo. In tal caso amen, noi proviamo ad agire secondo ciò che riteniamo essere giusto. Se così non sarà… ne pagheremo le conseguenze e pazienza.

Questo è fondamentale perché la base di una riprogrammazione vincente è palesare perché conviene alla persona che tentiamo di riprogrammare seguire ciò che stiamo proponendo. Dev’essere palese dunque che stiamo facendo i suoi interessi e, paradossalmente, persino perché a noi magari sconviene.

Fare qualsiasi azione che fa capire che stiamo danneggiando il prossimo è il peggiore degli autogoal. E anche io sono incappato più volte in questo grave errore. Se infatti facciamo del male a tizio o caio, come possiamo pensare che qualcuno si fidi di noi? Penserà che presto o tardi riserveremo lo stesso trattamento anche a lui.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Se invece ci vedranno sempre fare gli interessi delle persone con cui abbiamo a che fare senza mai cercare di danneggiarle, si fideranno sempre ciecamente di noi. Sapendo che siamo disposti ad andare contro i nostri stessi interessi se è la cosa giusta da fare.

In buona sostanza dunque, la manipolazione è esattamente l’opposto della riprogrammazione mentale. La manipolazione in questa accezione si intende un qualcosa dove cerchiamo o di:

  • forzare una persona a cambiare idea. Utilizzando minacce, vendette, insulti, sensi di colpa o qualsiasi meccanismo atto a danneggiare quella persona o farla sentire stupida o inferiore per farle capire che se non fa ciò che vogliamo, ne pagherà le conseguenze.
  • non forzarla, ma cercare di installare convinzioni sbagliate o controproducenti per quella persona. Danneggiandola direttamente o indirettamente.

Pertanto una buona riprogrammazione mentale è un po’ come una buona improvvisazione teatrale. Ovvero, il punto non è tanto ciò che dici ma ciò che ascolti.

La riprogrammazione non ha il fine ultimo di raggiungere un certo obiettivo. Bensì, lo scopo dovrebbe essere quello di trovare la base di verità migliore e più funzionale per entrambi. Questo dunque comporta anche l’essere sempre disposti a mettersi in discussione e cambiare.

Mai presupporre che chi ci parla sia cattivo

presupporre che chi ci parla sia cattivo

Questo concetto può sembrare banale, eppure è veramente difficilissimo. Non sono molte le persone che affrontano una discussione con la reale apertura mentale per accettare un cambiamento anche radicale. Anche perché ammettere di aver sbagliato fa male ed è qualcosa che molti cercano di non fare in alcun modo.

Anche nella discussione dell’esempio precedente, il modo di porsi del ragazzo era molto sconveniente se avesse voluto riprogrammare la madre. Le stava dando sostanzialmente solo degli ordini, non era realmente aperto al dialogo. “Voglio questi soldi”, “Mi spetta questo, se non me lo dai non mi vuoi bene”.

Ovviamente chi fa così non è cattivo/a 🙂 semplicemente è un modo che assumono molte persone per paura di venire attaccati, non riuscire a far valere le proprie opinioni e aver la peggio in una discussione. Invece che cercare il dialogo attaccano cercando di obbligare l’altro a fare ciò che vogliono prima di arrivare alla discussione vera e propria.

Anche io in passato non sono stato per niente aperto al dialogo. E forse per certe cose non lo sono neanche adesso. Tuttavia ogni volta che lo sono stato, ho perso matematicamente il confronto. O, se l’ho vinto a forza, poi ne ho pagato gravemente le conseguenze.

L’obiettivo dunque della riprogrammazione mentale è quindi fare una sorta di brainstorming con la persona con cui interagiamo per riuscire a trovare assieme la soluzione migliore al problema. Una soluzione che, preferibilmente, possa rendere tutti il più felici possibile.

Nell’esempio precedente la madre probabilmente era felicissima di aiutare il figlio. Tuttavia, potrebbe solo aver paura che sia una cosa sbagliata / diseducativa da fare, altrimenti l’avrebbe fatto spontaneamente senza alcuna discussione sin da subito.

In quest’accezione, un altro problema è persino quello speculare. Ovvero, mai presupporre che il nostro interlocutore sia “intrinsecamente cattivo”.

Se faremo capire in qualsiasi modo che il nostro interlocutore è “non salvabile” perché troppo stupido, cattivo, spregevole, ecc… è la fine. Non riusciremo mai a convincerlo. Perché sostanzialmente cercheremo di convincerlo… che è un idiota! O un cattivone! 🙂 entrambe cose che nessuno vorrebbe accettare o ammettere nella sua base di verità.

Uno potrebbe dire che magari un capo mafioso o un criminale sia una persona intrinsecamente cattiva… invece anche il peggiore dei criminali è convinto di essere nel giusto. E’ convinto di fare gli interessi magari della sua gente oppure di aver violato una legge che in realtà danneggia lui o i suoi cari e che quindi “non vale”.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Anche in questo il nostro esempio precedente è emblematico. La madre infatti pensava che il figlio fosse un cattivo investimento, dunque non riusciva a convincerla che la sua scelta fosse sensata. Se così fosse infatti, il ragazzo avrebbe dovuto riconoscere di essere un figlio cattivo. Viceversa, il ragazzo stava cercando di convincere la madre che non le corrispondeva i soldi perché era una cattiva madre.

L’obiettivo di una riprogrammazione corretta sarebbe dunque quello di far capire alla madre perché il figlio è un ottimo investimento. E, al contempo, far capire anche alla madre di essere un ottimo investimento visto che lei la vede così perché, in primis, si autogiudica in modo negativo. Tuttavia, per quanto lei fosse un’ottima madre, la sua linea d’azione avrebbe potuto essere maggiormente efficace con un comportamento diverso.

La madre dunque, sentendosi apprezzata in quanto persona, sarebbe stata sicuramente più predisposta al dialogo e al voler elargire soldi al figlio.

Un altro esempio chiave di tutto questo può essere il telefilm La casa di carta. Nonostante di fatto i protagonisti stessero rubando a tutti gli effetti e dunque facendo qualcosa di illegale, chi è che ha guardato quel telefilm senza fare il tifo per il Professore e compagni? Anzi, proprio tutto il gioco del professore si basava su quello. Riprogrammare l’opinione pubblica per portarla a fare il tifo per lui.

E’ il motivo per cui non dovevano trattare male gli ostaggi o uccidere gente a cazzo totale. O comunque non fare nulla che potessi portarli a “karma negativo”. A parte il rubare un sacco di soldi, naturalmente. Cosa che, tuttavia, è vista comunque come una sorta di guerra civile atta a detronizzare i cattivi del sistema piuttosto che una mera azione dettata dalla cupidigia.

Essere inattaccabile

essere inattaccabile è fondamentale se vuoi riprogrammare mentalmente qualcuno

Un concetto fondamentale derivato dai precedenti è che se vogliamo essere a “karma positivo” sempre… significa che dobbiamo essere inattaccabili.

Qualsiasi nostra azione che può ledere il prossimo in alcun modo dev’essere analizzata, rivista e alla fine eliminata. Ovvio, non è obbligatorio. Tuttavia, più riusciamo a essere inattaccabili più le nostre tesi acquisteranno forza e coerenza.

Il motivo è piuttosto semplice. Se stiamo facendo azioni che ledono noi stessi (es: ci ubriachiamo spesso, fumiamo, oppure anche solo banalmente frequentiamo persone che ci fanno del male) oppure che ledono altre persone (truffiamo, usiamo persone che non ci interessano realmente, ecc.) quello che stiamo dimostrando è che non abbiamo una base di verità di qualità e solida.

Le persone di qualità infatti tendono progressivamente a rafforzare sempre di più la loro base di verità. Eliminando qualsiasi cosa possa far andare se stessi o gli altri in “karma negativo” anche solo vagamente. Proprio per il concetto che andare in quella direzione è quanto di più sconveniente possibile.

E’ il motivo per cui, per esempio, Will Smith quando ha dato la sberla a Chris Rock è colato a picco. Non tanto per l’azione in se, ma perché tramite quell’azione ha fatto capire che la sua base di verità non era solida. Motivo per cui molti sponsor e case di produzione cinematografica non hanno più voluto essere associati a qualcuno che porta “karma negativo” con se.

E’ lo stesso motivo per cui Johnny Depp ha avuto un destino simile. Nonostante le sue indubbie capacità come attore, di fatto ha perso numerosi film anche importanti per via del rapporto disastroso con l’ex moglie. A prescindere da chi avesse ragione, un tale rapporto a karma negativo, non può portare che guai per chi investe su di lui.

Questo porta anche a conseguenze particolarmente disastrose. Ovvero che se inizi a essere sempre di più a karma negativo… finirai per avere un circolo sociale di persone così. Persone che tendono a volerti fottere, derubare o comunque doppiogiochisti pronti a tutto. Non potrai fidarti di loro e al minimo errore cercheranno di farti fuori. In modo più o meno figurato.

Uscire da lì sarà sempre più complesso visto che le persone a karma positivo finiranno sempre di più per non voler avere nulla a che fare con te.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Questo dunque ti danneggia irreparabilmente in qualsiasi conversazione. “Si ma tu hai fatto così e colà, quindi non puoi parlare”. Molto spesso le persone vanno ad attaccarti direttamente per certe tue azioni per cercare di metterti fuorigioco. Un esempio tipico nel mondo della palestra è per chi si dopa.

Ho conosciuto dopati o ex dopati che avevano grandissime competenze e capacità, ma spesso tizio e caio li criticavano a prescindere con la tesi “si ma tu sei doped, cosa vuoi saperne”. Doparsi a livello di vendita, se le persone lo sanno, diventa particolarmente ostico perché ti criticheranno sempre per questa scelta.

Anche concetti come “fitness” o “salute”, pronunciate da persone che si dopano diventano particolarmente complesse da difendere e portare avanti. Visto che di fatto doping e salute cozzano non poco.

Mi è capitato più volte di essere attaccato sul personale piuttosto che sulle mie argomentazioni quando cercavo di convincere qualcuno a fare delle azioni. Quando erano in torto e riuscivo rapidamente a dimostrarlo, le mie tesi acquisivano forza in modo incredibile. Quando invece la persona aveva ragione.. era molto facile che qualsiasi cosa stessi dicendo venisse affossata in modo irrimediabile.

Riprogrammare se stessi: trova la tua bussola

trovare la bussola quando vogliamo riprogrammare noi stessi

Se sei davvero sveglio potresti esserci già arrivato. E’ naturale che tutto questo processo è possibile applicarlo con successo anche su noi stessi. Arrivando dunque a cambiare anche totalmente la nostra prospettiva e ciò che riteniamo essere vero e giusto.

Guardandola al contrario, potresti anche renderti conto che se hai certi comportamenti che sono “sempre gli stessi” potrebbero essere dettati da una base di verità non funzionante a ciò che vuoi ottenere. Specie se questi comportamenti sono a karma negativo per te stesso o per gli altri.

Esempi potrebbero essere:

  • sei single da tanto tempo. Evidentemente c’è qualcosa che ti convince, inconsciamente, che sia meglio fare scelte che ti portano lontano dal trovare una fidanzata (es: l’amore è sbagliato o non esiste).
  • non riesci a trovare/tenere un lavoro. Mi è capitato di seguire ragazzi che per buchi notevoli a livello di programmazione mentale inconscia finivano per litigare costantemente con chiunque bruciandosi ogni occasione lavorativa.
  • sei povero. Essere ricco non è una questione (solo) di guadagnare tanto. Puoi guadagnare 100k al mese e spenderne 110 ed essere comunque povero. Viceversa, puoi guadagnare 1600€ al mese ed essere ricco. Ne parla anche il libro il milionario della porta accanto che spiega come la maggior parte dei “milionari” sono persone con uno stipendio normale ma che sanno come risparmiare e condurre una vita normale senza sprechi inutili per ostentare o colmare le proprie insicurezze. Se a ogni mese finisci i soldi ben prima della fine dello stesso e non sai come girarti.. eh, direi che la tua base di verità ha bisogno di una revisionata.
  • non riesci a far carriera. Un po’ simile al precedente, ma aggiungendoci la variabile dell’avere a che fare con i colleghi. Potresti essere un grande professionista ma assolutamente intrattabile. Oppure essere bravissimo tecnicamente ma non fare ciò che ti viene chiesto oppure fare davvero tanti errori poi quando è il momento di mettersi in gioco. O ancora essere gentilissimo, ma molto scarso nel pratico o senza voglia di investire nella tua formazione o nel tuo lavoro. Sarà per te dunque impossibile far carriera o quantomeno, ne farai molto meno di quanto potresti.
  • non riesci a perdere peso. Guadagno e perdo peso a seconda dei miei obiettivi senza il minimo problema da almeno 3 anni. Non mi pesa fare la dieta, come non mi pesa mangiare fino allo sfinimento. Molti non riescono a fare l’una o l’altra cosa o entrambe e molto spesso dietro ci sono forti convinzioni che è davvero difficile abbattere. Anche io per arrivarci ho dovuto faticare parecchio, visto che devi riuscire ad accettare sia la prospettiva “del super grasso” che del “super magro”. Ne parleremo.
  • Ecc.

In tutto ciò, trovare la via e capire cosa stai sbagliando è davvero molto difficile. Specialmente se non hai idea di cosa dovresti fare.

Per risolvere questo problema hai bisogno di un elemento fondamentale: una bussola. Ovvero, un qualche disgraziato che ti dica se stai facendo giusto oppure no.

Come bussola puoi usare:

  • libri, video, corsi, ecc. su quel determinato argomento.
  • seguire dei corsi di gruppo su un determinato argomento (es: corso di gruppo in palestra o di fotografia, ecc.)
  • un coach che paghi per essere seguito personalmente e che ti aiuti a sistemare le tue convinzioni.
  • un amico che sta già ottenendo i risultati che vuoi e, per qualche motivo, sceglie di frequentarti.
  • un manager o responsabile che ha già una base di verità più solida della tua da prendere a modello.
  • un genitore che può darti consigli su come affrontare certe situazioni.
  • ecc.

Senza una bussola diventa veramente complesso riuscire a capire cosa dovresti fare e come dovresti comportarti. Per certi versi potresti addirittura pensare che certe cose siano proprio impossibili o non conoscere nessuno che è riuscito a fare certe cose.

Essere la bussola, alcuni esempi

essere la bussola e fare da esempio

Per esempio, mi capitò tempo fa di seguire alcuni ragazzi su come avrebbero dovuto relazionarsi con i colleghi e gestire eventuali offese o critiche. Molto spesso mi hanno detto che i comportamenti che suggerivo non li avevano mai visti fare da nessuno. Provando però hanno cominciato ad ottenere risultati incredibili.

Non perché fossero trucchi magici o incredibili. Semplicemente, gli insegnavo a tenerci davvero alle persone, ad ascoltarle e a capire come eseguire esattamente ciò che volevano in modo da renderle felici.

Sei interessato a questi temi? Seguimi su instagram per non perdere i prossimi articoli! 🙂

Con altri mi è capitato di simulare interazioni con il loro capo perché magari avevano paura di essere licenziati. Andando dunque a risolvere ogni loro paura e costruendo una base di verità solida per riuscire a gestire ogni critica e, soprattutto, prevenirla.

Lo stesso mi capitato seguendo alcune persone in campo relazionale. Un ragazzo addirittura gli capitò che la ragazza che amava venne persino a casa sua per dargli una lettera d’amore piangendo in ginocchio per lui. Lui che non era mai riuscito a vedere ricambiato il suo amore per una persona, vista la sua base di verità non funzionale per se stesso e per le relazioni in generale.

Ho anche seguito un ragazzo in campo teatrale che aveva vari problemi a esprimere emozioni e ad immedesimarsi nei personaggi. Dopo aver fatto un lavoro intensivo di un paio di giorni sul riscrivere molte delle sue convinzioni, le sue capacità in merito sono esplose e migliorate notevolmente. Per poi rendersi conto di aver letto di varie persone che utilizzavano metodi simili con attori famosi, senza però aver mai capito fino a quel momento come facessero di preciso.

Ho anche risolto a un paio di persone la paura di volare. Semplicemente andando ad estrarre la loro base di verità profonda ho capito perché in una situazione di volo in aereo il loro cervello andava in blocco. Capito i motivi profondi alla base, è stato necessario semplicemente riscriverli in qualcosa di più utile e funzionale. Risolvendo il problema alla radice.

Mi è capitato anche di fare il contrario. Ovvero di vedere colleghi gestire delle situazioni che io avevo giudicato infattibili con successo. Sopportando comportamenti e azioni per me inaccettabili. E’ stato quindi fondamentale per la mia crescita e il mio miglioramento chiedermi “perché loro si e io no”. E cercare di cambiare la mia base di verità e i miei comportamenti per allinearmi a come si comportavano loro, essendo un atteggiamento molto migliore.

Pertanto, nel cercare di riprogrammarsi è fondamentale il confronto e soprattutto l’essere aperti mentalmente al cambiamento. Ogni volta che c’è un confronto devi quasi “sperare di perdere”. E’ molto più utile infatti riuscire a riconoscere rapidamente di aver sbagliato e correggersi, che non cercare di imporre la propria visione sbagliata sugli altri. Così facendo avrai un tasso di miglioramento incredibile, potendo crescere molto più rapidamente.

Nota: da coach la parte difficile è anche il non voler cambiare eccessivamente le persone. Devi entrare nell’ottica che le persone non vogliono cambiare. Perché costa stress, energie e bisogna riconoscere di aver sbagliato. Cosa che non piace a nessuno.

Anche volendo seguire qualcuno in un qualsiasi percorso, è compito della bussola di cercare di adoperare il minimo cambiamento funzionale. Ovvero quel minimo cambiamento che è richiesto dal soggetto per ottenere il risultato che ci sta chiedendo. Vendergli di più sarebbe intrinsecamente sbagliato, perché tanto non lo farà.

C’è anche chi ha sbagliato così tanto da volere un totale cambio di paradigma. In tal caso, se uno lo sa fare, è possibile anche fare cambiamenti abissali nel giro di pochi giorni. Il risultato però spesso è che si crea un po’ di terrore nel soggetto nel poter tornare come prima e rivivere la vita che aveva prima. Per questo, in genere, è consigliato un cambiamento graduale piuttosto che un big bang change.

Conclusioni

Naturalmente potremmo continuare a parlare di questo tema per giorni e giorni e ancora avere molto da dire. Ho cercato di fare una rapida introduzione a quello che è il modello sottostante una riprogrammazione mentale. Ci sono molti altri concetti che andrebbero appresi e analizzati nel momento in cui parliamo di questo argomento.

Nei prossimi post andremo sempre di più nella tana del bianconiglio per cercare di apprendere concetti e tecniche che possono davvero cambiare interamente la percezione della tua realtà e della tua vita. Ci vorrà un po’ perché i concetti e gli strumenti sono molti, ma ti assicuro: sarà un viaggio entusiasmante.

Allaccia le cinture e, se non l’hai già fatto, seguimi su instagram per non perderti le prossime puntate 🙂