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Visto il tema, ricordo che se hai bisogno di un supporto psicologico/psichiatrico, ti consiglio di rivolgerti a uno specialista. E che esprimere odio verso se stessi o altre persone è sempre sbagliato e porta sempre a conseguenze negative. Se non nel breve periodo, nel medio o lungo periodo. Quanto segue è una mera analisi di alcune dinamiche che NON vuole passare come consiglio o linea guida di comportamento.

Il nostro cervello è un brutta bestia. Cerca costantemente motivazioni razionali per odiare. O meglio, ha una paura incredibile di amare e quindi cerca sempre motivi per darsi alla fuga prima che sia troppo tardi. Facendo così però arriviamo a letteralmente autodistruggerci per poter dare la colpa ai nostri familiarli e odiarli, passare da vittime e poterci “togliere” da quell’emozione impegnativa che è l’amore incondizionato.

Perché, in fondo, se ami qualcuno ti devi fare un gran sbatto. Ma se lo odi, beh non devi fare nulla. Puoi abbandonarlo, trattarlo male e non fare nulla per lui/lei senza alcun senso di colpa. Che tuttavia è la cosa più sconveniente che puoi fare.

A volte le persone fanno degli errori. Alcuni anche molto grandi, come i vari serial killer, trafficanti di droga, stupratori e boss mafiosi di cui abbiamo parlato la volta scorsa. Imparare ad accettare delle azioni sbagliate e l’odio che ci viene rivolto non impedendoci di amare il prossimo è fondamentale per migliorare la nostra autostima, il nostro network e la nostra felicità.

Naturalmente nel caso di serial killer, stupratori ecc. la cosa si fa molto complessa e contattare specialisti (polizia, psicologi, ecc.) è quantomeno fondamentale. Tuttavia, ci interessa capire meglio le dinamiche per gestire anche le persone normali che, come tutti, potrebbero avere delle disfunzionalità che li portano involontariamente a danneggiare anche noi.

Abbiamo dunque due domande:

  • come posso fare a sopravvivere a un mostro
  • sono un mostro: come smetto di esserlo

Naturalmente intendo con “mostro” la parte “corrotta” di una persona. Bobby Joe Long, un serial killer, dichiarò che lui per il 99% del tempo era una persona normalissima. Era quell’1% che lo fregava… 🙂 e una percentuale di noi, magari molto bassa, spesso tende a fare cose senza senso o persino controproducenti. Magari non siamo dei killer, ma “chi è senza peccato scagli la prima pietra

Capiremo dunque come distruggere quell’1% e annientarlo. Partiamo da questo perché sapere esattamente come decostruire un mostro ci renderà la vita più semplice nel riuscire a capire come sopravvivere a un mostro. Sarà comunque un’odissea ma almeno sappiamo cosa fare.

Premetto che un po’ ne abbiamo già parlato in questo video YouTube ma oggi entreremo più nello specifico:

Come le persone giustificano l’odio

Il “mostro” usa tutta una serie di appigli mentali per andare a giustificare il suo comportamento. Con appigli mentali intendiamo dei ragionamenti con evidenti falle, ma che tendono a giustificare dei comportamenti a karma negativo, quindi deleteri per il prossimo.

Se vogliamo impedire di far scattare il mostro a qualcuno dobbiamo identificare il prima possibile questi appigli e fare di tutto per non farli scattare o eliminarli in blocco se possibile. E’ naturale che a volte sarà molto molto difficile non farlo, ma più evitiamo più riduciamo il problema.

Senza queste motivazioni razionali sarà molto più difficile giustificare nella testa delle persone che è corretto fare del male e le porterà a desistere dai loro intenti.

Naturalmente ce ne sono varie altre, queste sono solo le principali.

Se non lo faccio io lo farà qualcun altro

fregarsene è un problema

Si giustifica il fare qualcosa di scorretto o che danneggia gli altri, dicendo che alla fine ci si sta solo “approfittando” di una situazione. Situazione che ci sarebbe comunque.

Un esempio di questo l’ho sentito dire a Ivan Martellato quando si giustificava per il fatto che seguiva atleti doped nella loro preparazione. Essendo lui laureato in biologia e avendo varie conoscenze nell’ambito la morale era “meglio lui che uno che non ne sa”.

Se tuttavia nessuno ragionasse così, il doping avrebbe gran poco terreno fertile e farebbe molta difficoltà a diffondersi perché i rischi sarebbero notevoli e molti non si lancerebbero a cuor leggero in questo mondo.

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Un altro esempio è chi traffica droga. Magari è convinto di servire della “droga di qualità”, non “quella merda che puoi trovare in giro”.. e quindi meglio lui che ti dà della “roba di qualità” che un altro che ti truffa.

Se nessuno ragionasse così però non ci sarebbe la droga con tutti i problemi annessi e connessi.

Per decostruire questo schema di pensiero usando i mantra possiamo usare frasi come:

  • Io, nome cognome, sono felice che nessuno faccia azione x (esempio: seguire atleti doped)
  • Io, nome cognome, odio azione x
  • Io, nome cognome, sono felice di rifiutarmi per sempre di fare azione x
  • Io, nome cognome, sono felice che altri sfruttino azioni x per arricchirsi molto più di me
  • ecc.

In fondo è colpa sua / se lo meritano

è tutta colpa tua

Tipico schema mentale usato dai truffatori. Lo troviamo anche nel documentario di Wanna Marchi. Quando, parlando dei truffati, dicevano che erano degli allocchi e che era colpa loro.

Molto spesso questo porta anche a una separazione a due scenari. Ovvero “gli allocchi” e “i furbi”. Quindi gli “allocchi” finiscono per odiare i “furbi” e viceversa.

Negli anni infatti Wanna Marchi si è spostata sempre di più verso lo scam spinto. Passando da dei prodotti “dubbi” a delle palesi truffe. Questo probabilmente anche per sfruttare appieno questa mentalità e ridurre al minimo i sensi di colpa.

Non truffava “brave persone” ma “poveri fessi” che cadevano nella sua trappola.

Inutile dire che per quanto una persona possa essere fessa, credulona o altro, non ci giustifica a fargli/le del male. Lato nostro, per tutelarci, dovremmo cercare il più possibile di non “meritarci” che ci facciano del male. Quindi comportarci “bene” per evitare che qualcuno si senta giustificato a farci del male.

Naturalmente non è che uno non possa mai sbagliare, ma se al minimo errore vieni punito duramente, meno sbagli meglio è.

Un po’ di mantra per questo:

  • Io, nome cognome, odio truffare le persone
  • Io, nome cognome, sono felice di aiutare le persone ingenue
  • Io, nome cognome, odio chi si approfitta del prossimo
  • Io, nome cognome, odio chi fa leva sulle difficoltà altrui
  • Io, nome cognome, sono felice di essere un allocco/truffatore
  • ecc.

Crociate

le crociate per distruggere gli altri

Lo schema mentale precedente lo si può esasperare e declinare in molte varianti. Persino le crociate si possono applicare a questo. Sia quelle “vere” che quelle “figurate”.

Si odia un certo popolo o una certa classe di persone per un motivo x e quindi si giustifica il dolore che si porta a quella classe di persone. Come le donne nell’esempio di prima o persone di un altro colore o di un’altra religione. O di un altro paese.

Le guerre raramente sono per via del fatto che il popolo x o y ha fatto qualcosa. Bensì per interessi economici e commerciali. Tuttavia, si cerca sfruttare l’odio popolare per una determinata categoria di persone per convogliarlo in ciò che è realmente interessante: entrare in guerra per motivi economici.

In questo è molto bello il film dello Snowpiercer dove alla fine del film (allarme spoiler :-)) si comprende come il concetto stesso di classi “povere” e “ricche” e quindi del loro dualismo fosse stato creato per avere quella dualità ricchi/poveri per scatenare delle guerre strategiche quando c’erano troppe persone a bordo e bisognava sfoltire la popolazione del treno.

A volte invece sono persone specifiche, come il padre o la madre. E’ il caso di Alberto Scagni che odiava la madre, il padre e persino la sorella perché attribuiva a loro la sua incapacità di trovare un lavoro e i suoi problemi economici. Al punto da arrivare a fare minacce di morte ai parenti, persino a sua nonna, e ad uccidere a coltellate la sorella perché non lo aiutava con i soldi.

Un po’ di mantra su questa problematica possono essere:

  • Io, nome cognome, amo totalmente [papà, mamma, classe sociale, religione x, ecc.]
  • Io, nome cognome, odio totalmente fare del male a [papà, mamma, classe sociale, religione x, ecc.]
  • Io, nome cognome, mi prenderò sempre cura per sempre di [papà, mamma, classe sociale, religione x, ecc.]
  • Io, nome cognome, odio aver fatto del male a [papà, mamma, classe sociale, religione x, ecc.]
  • Io, nome cognome, è interamente colpa mia se ho fatto del male a [papà, mamma, classe sociale, religione x, ecc.]
  • ecc.

Similmente puoi fare per classi sociali, generi, sesso, ecc. se odi o sei stato odiato per una determinata caratteristica.

Hanno fatto lo stesso a me

hanno fatto lo stesso con me

Come il solito Bobby Joe Long ma anche molti altri, come un uomo francese, identificato come “Dominique P”, questa “scusa” ha permesso grandi azioni di odio, alcune anche davvero efferate.

Nel caso di Bobby Joe Long, ha giustificato l’odio per le donne per via di quanto subito da una separazione recente. Dominique P, ha invece “minimizzato” il suo aver abusato sessualmente di varie donne e aver sedato e fatto abusare la moglie da parte di altre persone, con il ragionamento “in fondo hanno abusato anche a me da piccolo in ospedale”.

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Per alcune persone, aver ricevuto dell’odio li giustifica a “perpetrare” la stessa azione su altre persone. Una cosa simile succede quando si è dipendenti dal sesso e si cambia partner cronicamente.

Quando entra il pensiero “ma soffrirà se lo/a lascio”, entra subito in gioco il pensiero “beh, ma anche io ho sofferto in passato e sono sopravvissuto, amen”. E quindi si giustifica il far innamorare una persona per poi abbandonarla malamente ragionando che tanto lo si è subito, quindi ci sentiamo quasi in diritto di poterlo fare.

Un altro motivo del perché si entra in questa logica, è quello del sentirsi sbagliati. Questa logica è probabile, per esempio, nel caso di Dominique P.

Una persona “normale”, leggendo il racconto, rimane naturalmente inorridita dal vedere come un uomo che ama sua moglie possa averle fatto qualcosa di simile. Chi invece ha un minimo di consapevolezza delle dinamiche sulla riprogrammazione mentale è ugualmente inorridito ma vede chiaramente il pattern sottostante.

Se una persona ha vissuto un evento che non è riuscita ad elaborare e ha quindi bloccato un certo scenario (es: non vuole più essere abbandonata, usata, ecc.), questo la porterà a:

  • sentirsi sbagliata per aver subito questa cosa. E quindi, essendo sbagliata, non si sentirà degna di essere amata.
  • avrà paura che il partner alla fine si stanchi dei suoi disagi e lo/la abbandoni.
  • non sapendo come superare il blocco , finirà per cercare di bloccare ugualmente il partner per evitare che questo lo abbandoni. A quel punto, sentendosi “uguale” rispetto al partner, quello non potrà più farlo sentire in colpa.

Dominique P ha dunque tentato di causare un blocco mentale alla moglie in un tentativo di farle “capire cosa si prova” ad essere nei suoi panni. E, in un qualche modo, cercare di vedere se la moglie sarebbe stata disposta ad amarlo comunque.

In tutto ciò, il vero genio è stata Lisa McVey, la quale dopo essere stata violentata ferocemente per ore da Bobby Joe Long ha fatto proprio quello che lui inconsciamente voleva: essere amato lo stesso. E’ stata capace di accettare quello scenario, per quanto estremo e brutale, e poterlo perdonare comunque. Facendolo sentire una possibile brava persona e non un mostro da odiare.

A quel punto, ha tolto mentalmente l’appiglio che Bobby aveva per farle del male. Non era una “brutta cattiva che non lo capiva e che lo odiava”… pertanto, non poteva più farle del male. Motivo per cui è stato costretto a liberarla. Gli aveva tolto dalle mani la sua arma. Il tutto, semplicemente, amandolo.

Lo voglio sottolineare nuovamente: è stato letteralmente costretto. Quando uno ha una certa base di verità è “programmato” per fare certe azioni, in questo caso anche estremamente negative. Ma se usciamo da quella che è la sua programmazione, non ha altra scelta se non comportarsi in modo corretto. Non ha scelta, ne nel bene ne nel male.

Il che è anche una cosa positiva. Una persona “riprogrammata correttamente” è impossibile che faccia del male, quantomeno volutamente. Se pertanto fosse possibile comprendere e individuare la programmazione delle persone, sarebbe relativamente semplice individuare dei possibili criminali e “sistemarli” prima che sia troppo tardi.

Naturalmente quelle trattate sono dinamiche estreme, per cui è necessario l’aiuto e l’intervento di personale specializzato (psicologi, psichiatri, polizia, ecc.). Ma un modello mentale funziona quando funziona anche con i casi estremi e non solo con eventi “banali” della quotidianità.

Tuttavia, giornalmente siamo sottoposti a cattiverie, invidie, vendette, abbandoni, ecc. e capire come farci fronte e riuscire a gestirli in modo corretto è a mio avviso fondamentale.

Un po’ di mantra su questo sono cose di questo genere:

  • Io, nome cognome, odio fare/replicare azione x
  • Io, nome cognome, sono felice che sia sbagliato fare azione x
  • Io, nome cognome, sono felice di non fare mai più azione x
  • Io, nome cognome, sono felice che sia stato profondamente sbagliato che mi abbiano fatto azione x
  • ecc.

In generale l’idea è di immaginare queste azioni abituali negative che facciamo e essere felici di non farle più / odiare l’idea di farle nuovamente.

Io sono fatto/a così

non voler cambiare anche se hai mille etichette negative

Una scusa tipica e continua che sentiamo è il “ma io sono fatto così, non ci posso fare nulla”.

Mamma mia, la peggiore di tutte. Perché implica un totale arrendersi a un possibile miglioramento.

Molto spesso crescendo ci vengono affibiate un sacco di “etichette”. Pure quelle positive, in realtà, sono delle etichette terribili.

Pensiamo magari che essere etichettati come “stupidi” o “brutti” sia terribile, ma è ugualmente terribile essere etichettati come “intelligenti” o “belli”. “Timidi” o “sicuri di se” sono ugualmente terribili.

Perché? Perché non sono altro che scenari. E, in quanto tali, dovremmo essere in grado di vivere correttamente tutti gli scenari non solo uno.

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Devo essere sereno nel fare il “brutto” come nel fare il “bello”. Devo essere sereno nel mostrarmi stupido come intelligente.

Hanno addirittura fatto uno studio recentemente che nei bambini c’era un peggioramento quando gli veniva detto che erano intelligenti invece che quando gli veniva detto che “avevano fatto un duro lavoro”. Questo perché nel tempo tendevano a cercare task facili per ricevere un “sei intelligente” invece che task impegnativi che potevano metterli alla prova.

Similmente, un/a “bello/a” avrà sempre il terrore di apparire brutto/a e non venire più accettato/a perché tolto/a dal piedistallo. Il modo più semplice infatti per conquistare qualcuno di “bello/a” e far vedere che la sua bellezza non ci impatta minimamente e anzi ci lascia indifferenti.

Il che non vuol dire non fare complimenti, bensì anche dovesse venirci voglia di farli, li facciamo più per complimentarci per lo sforzo, che non per dipendenza psicologica di fronte a qualcuno di così bello perché ci auto-percepiamo come degli zerbini al confronto.

Nel caso di Fritzl, ricevette più volte dalla madre l’etichetta di “diavolo”, “satana”, “criminale” ecc. fino a convincersi che “lui era così”. E quindi che era corretto comportarsi in modo coerente con questa sua etichetta. Giudicando impossibile fare altrimenti.

In questo caso dunque, dovremmo fare vari mantra per accettare entrambi gli scenari. Sia in positivo (“sono felice di essere timido” / “sono felice di essere sicuro di me”) sia al negativo (“odio essere timido” / “odio essere sicuro di me”).

Se fatto su tutte le azioni e le conseguenze di un certo scenario (es: per la timidezza, “non guardare negli occhi”, “avere una stretta di mano debole” ecc.) riusciremo a scrollarci di dosso l’etichetta e un po’ alla volta riusciremo a vivere entrambi gli scenari serenamente, scegliendo di volta in volta qual è l’azione migliore e più a “karma positivo” che possiamo scegliere.

Accettare di essere sbagliati

Ora che abbiamo visto vari mindset che non ci aiutano nel nostro percorso, vediamo invece come varie persone “sbagliate” sono riuscite a “uscire fuori dal tunnel” e avere grande successo nella vita.

Alcuni esempi:

Questo ragazzo è nato senza una mano. Da essere la sua debolezza, ne ha fatto il suo punto di forza su YouTube e Tiktok portandogli molti follower.

Naturalmente quello che “funziona” è il suo modo di gestire la problematica, in modo divertente e esilarante.

Un altro esempio è Jon Morrow:

Jon Morrow

Invece di deprimersi per la sua condizione, ha fatto quello che gli altri non fanno. Ovvero: si è messo a leggere e studiare H24. Questo gli ha permesso di acquisire grandissime competenze, in particolare sul copywriting, e diventare milionario.

Un’altra persona simile è Nick Vuijcic:

Nato senza braccia e senza gambe, anche lui da cercare di suicidarsi a 10 anni e non venire accettato dalla madre per i primi 3-4 mesi, è arrivato a essere uno speaker motivazionale, fare parecchi soldi e persino sposarsi e avere 4 bambini.

Se ci è riuscito lui senza braccia e senza gambe, perché non dovresti riuscirci tu che ce li hai? 🙂

La stessa Natascha Kampusch, dopo 8 anni di prigionia e di sofferenze, è riuscita a prendere quello che c’era di buono dalla sua vicenda e sfruttare la sua popolarità per fare molti soldi. Creando anche una sua fondazione benefica.

Detta in altri termini, la tua più grande sofferenza può essere il tuo più grande tallone d’Achille o la tua più grande forza e particolarità. Sta a te scegliere se odiare te stesso e il prossimo o amarti e amare gli altri e sfruttare al massimo le tue risorse.

Conclusioni

Scegliere se diffondere l’odio o scaricarlo a terra e smettere di far soffrire il prossimo è una tua scelta.

Tuttavia, se sceglierai di scaricare a terra l’odio altrui e usarlo come forza per amare gli altri riuscirai a ottenere quella felicità che tanto stai cercando 🙂

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