Seleziona una pagina

Nello scorso articolo abbiamo parlato di produttività. Oggi invece parliamo di un tema molto caldo, ovvero come essere iperproduttivi. Andare oltre i limiti propri e altrui. E’ possibile? Se no, perché?

E, correlato a questo, i sensi di colpa. Quando falliamo e non siamo sufficientemente produttivi, come possiamo gestirlo al meglio? Perché dobbiamo sempre dare il 110%?

La prima legge della produttività: valore fissato

la prima legge della produttività

Se andiamo a guardare i valori chiave della produttività ci renderemo conto che non c’è alcun fattore come “volontà”, “voglia di fare” o “daje che andiamo”. Che sono le cose tipiche che invece le persone scambiano con produttività.

C’è poco che puoi fare. In un dato momento x, il tuo “valore” di produttività è fissato. E’ come se avessi una batteria. Dura, non so, 2 ore? Ecco, non potrai farla durare per 3 ore. Neanche se vuoi.

Quello che tuttavia può fare un’enorme differenza è:

  • lavorare ogni giorno per eliminare gli sprechi di energia. Con sprechi attenzione non intendo lo staccare, rilassarsi o cose di questo genere. Intendo cose come bere caffè e poi far fatica a dormire bene. Intendo cose come andare a letto dopo mezzanotte. Imparare ad andare d’accordo con i propri genitori ecc. Tutte cose che abbiamo visto nello scorso articolo.
  • lavorare ogni giorno per aumentare la capacità della tua batteria. In modo da, un po’ alla volta, avere a disposizione più energia da spendere. Questo mangiando bene, allenandosi, sistemando il proprio network, ecc.
  • imparare a ricaricare le pile scaricando lo stress banalmente dormendo, giocando o guardandosi un film. Sembra banale, ma la gran parte delle persone non si sa rilassare. E’ così stressata dalla vita che si priva del minimo relax per paura di sentirsi improduttiva. Così facendo non ricarichi mai. Per tutta l’infanzia ho avuto i miei genitori che mi urlavano “STUDIAAAHH” 🙂 ogni volta che aprivo il computer, leggevo un libro o guardavo la TV. Purtroppo è l’esperienza di molti.
  • imparare a dire di no e selezionare accuratamente le attività in cui spendere energie. Molto spesso infatti perdiamo un sacco di tempo in attività che pensiamo essere utili. Nel pratico ci fanno solo “sentire produttivi” ma impattano poco nella vita di tutti i giorni.

In altri termini, dobbiamo vederci come degli “imprenditori”. Abbiamo un tot di energia limitata. Come possiamo investirla nel modo migliore per avere il massimo ritorno possibile sul medio e lungo periodo? Sul breve raramente ha senso ragionarci, eccetto se abbiamo delle scadenze.

Il segreto dell’iperproduttività

il segreto dell'iperproduttività

Ci sono due tipi di “iperproduttività”. Ovvero, l’iperproduttività su una singola performance di durata medio-breve. E una iperproduttività costante e duratura nel tempo.

Iperproduttività in una singola performance

iperproduttività nella performance singola

Partiamo dalla prima. Abbiamo dunque un evento o una criticità a lavoro o qualcosa che richiede un incremento delle nostre performance temporaneo.

Sicuramente un qualcosa che ci può aiutare è imparare a rilassarci e usare le tecniche di rilassamento istantaneo per accedere al massimo delle nostre energie in quel momento.

Tuttavia, dobbiamo fare un ragionamento più ampio.

Mettiamo che noi ogni giorno cerchiamo di usare interamente le energie a nostra disposizione. Abbiamo un grande problema. Ovvero che non basta un giorno per ricaricare totalmente le pile. Ci mettiamo tra una settimana o due se non facciamo nulla o quasi. Lo notiamo molto chiaramente quando andiamo in vacanza.

Ti piacciono questi argomenti? Seguimi su Instagram per non perdere i prossimi articoli 🙂

Dopo il primo giorno o secondo di vacanza siamo magari più stanchi di prima. Un po’ per il viaggio, un po’ per l’adattarsi al nuovo posto. Dopo circa una settimana o due, se non facciamo grandi avventure, ci riposiamo davvero e siamo rilassati.

Questo dunque significa che non possiamo usare ogni giorno il 100% delle nostre energie. Se lo facciamo, riusciamo a ricaricarci si e no al 50 o 60% di quella che è la nostra capacità totale.

Per fare un esempio, anche nel powerlifting c’è una fase della programmazione chiamata taper. Una fase in cui, prima di una performance importante, si fa allenare l’atleta con dei carichi impegnativi ma poco stancanti in termini di energia. Questo per abituarlo sia alla performance ad alto carico, sia per scaricare un po’ di fatica e recuperare energie.

In altri termini, se non abbiamo la batteria carica al 100% non possiamo usarla al 100%. Per farlo, dobbiamo o fare un periodo precedente in cui “scarichiamo“. O semplicemente non andare a sfinimento ogni giorno ma lasciarci sempre un 20% di energie. In questo modo magari non avremmo il 100%, ma potremmo accedere all’80% in caso di imprevisti o necessità improvvise.

In quest’ottica capiamo anche che ha poco senso:

  • andare a cedimento sempre e comunque su ogni gruppo muscolare senza logica.
  • pretendere dai propri dipendenti di andare a sfinimento ogni giorno.
  • lavorare sempre al massimo, pure nei weekend senza mai riposare.
  • studiare sempre ogni giorno per molte ore.
  • allenarsi pesante tutti i giorni.
  • studiare e lavorare o avere due lavori molto spesso non è fattibile. Proprio perché non si hanno abbastanza energie per fare entrambi. Tranne casi limite.

Sempre nella programmazione del Powerlifting, il cui obiettivo è appunto performare in un momento X, si alternano volutamente stimoli leggeri, medi e pesanti. Questo per abituare il fisico allo stimolo pesante, ma dandogli anche la possibilità di recuperare.

Capiamo dunque quanto è importante riposare, dormire e anche cazzeggiare. Intendendo sia il giocare eventualmente con giochi, videogiochi, o farsi una passeggiata o guardarsi un film, leggersi un libro, ecc.

Anche così facendo comunque vale quanto detto prima. Da un’atleta che mediamente fa 140kg di stacco non mi aspetto che facendo un taper faccia 300kg. Magari invece che 140 tirati al limite in allenamento arrivi a fargli fare 160 esagerando. Ma 200 non li fa, neanche se ha la madonna che lo benedice prima di farlo.

E’ importante notare anche un dettaglio: iperperformare drena le energie. Dopo una gara completa di powerlifting spesso sei distrutto per una-due settimane. Lo stesso vale quando usiamo al massimo le nostre energie. Non c’è da sorprenderci dunque se passeremo il giorno o le giornate successive a vegetare e cazzeggiare H24.

C’è quindi da chiedersi: ha senso iperperformare? Essendo un costo importante, deve aver senso. E’ anche il motivo per cui non faccio più gare da anni.

Iperproduttività per un lungo periodo di tempo

iperproduttività per un momento specifico

Qua il concetto si complica. Questo perché se parliamo di essere iperproduttivi sempre… vuol dire essere produttivi a un livello più alto sempre. Quindi ha poco senso. Basta infatti che vai a guardarti la piramide della produttività, vedi cosa puoi migliorare, lo migliori, e quindi sei mediamente più produttivo.

Tuttavia, questo ragionamento può aver senso se ci confrontiamo con qualcun altro. Mettiamo che sono un pilota di F1 e voglio vincere sempre. Perché Max Verstappen nel 2023 di 22 gare ne ha vinte 19?

Non ci interessa dunque massimizzare le nostre capacità in un intervallo molto ristretto. In questo caso ci interessa avere una performance costante superiore a quella di eventuali competitor.

Ecco, qui scopriamo un piccolo dettaglio. Ovvero, in questo caso serve riuscire a battere i competitor con l’80% delle nostre reali capacità. Se infatti vogliamo essere costantemente superiori, abbiamo bisogno di margine per far fronte a vari imprevisti che potrebbero succedere.

Come “dover” bere la sera prima di un Gran Premio visto che stai festeggiando il tuo secondo titolo mondiale. O sfighe di vario genere in qualifica o durante il Gran Premio.

E’ infatti possibile vedere come di 22 gare ha fatto “solo” 12 pole position. Questo perché sul giro secco gli imprevisti e anche sbavare leggermente un giro o trovare traffico in pista possono impattare molto di più che non su una gara più lunga dove il fattore sfiga c’è ma diminuisce notevolmente a fronte di una performance più duratura.

Un esempio è la gara di Miami in cui Verstappen, partito nono, è arrivato in pole position. Solo a Singapore la sfiga è stata così tanta che non è riuscito a rimediare una qualifica abbastanza deludente.

Questo è ancor più vero se guardiamo la stagione di Sergio Perez, compagno di Verstappen. Nonostante un inizio anno promettente, ha avuto una stagione decisamente sottotono. Con molte qualifiche super deludenti. Tuttavia, avendo un’auto che è un razzo, è stato capace di portare a casa ugualmente il secondo posto in classifica. Nonostante 290 punti di distacco.

Tanto che pure Hamilton ha dichiarato di non aver mai visto un gap simile. E Horner, il Team Principal, ha dichiarato che a inizio anno avevano circa addirittura 20 secondi ulteriori di gap sulle macchine dietro.

Questo permette dunque di non spingere la macchina al limite. Ridurre le probabilità di rottura, ridurre il consumo delle gomme perché non spingi sempre l’auto al limite, fare le curve in modo sicuro, non prendersi rischi inutili o sorpassi estremi e poter “giocare tranquillo” portando a casa tutte le gare.

Per questo motivo, se vuoi eccellere nel tuo lavoro o avere una relazione stabile o performare in modo costante in uno sport, non puoi spremerti al 110% costantemente. Semplicemente fonderesti. Ha invece molto più senso capire cosa riusciresti realisticamente a reggere con l’70-80% delle tue capacità.

E, progressivamente, aumentare la tua produttività in modo da alzare questo 80%. Purtroppo le persone pensano di poter tenere il loro 110% fisso e periodicamente hanno burnout o si licenziano o vengono licenziati.

Spesso lo vedi con infortuni, malattie o addirittura i suicidi. Il corpo prima o poi non ce la fa più. E ci sono innumerevoli modi per darti un segnale che lo stai spingendo troppo oltre. Non devi sentirti sbagliato ma accettare che stai spingendo il tuo corpo oltre le sue capacità attuali.

Ti piacciono questi argomenti? Seguimi su Instagram per non perdere i prossimi articoli 🙂

La stessa cosa vale nelle relazioni. Pensano di poter essere sempre al massimo, sia loro che il partner. Quindi appena cedono un attimo vengono mollati o, viceversa, mollano il partner alla prima difficoltà. Perché bisogna sempre eccellere, sempre essere al 110%, non si può mai sbagliare un colpo.

Così purtroppo è impossibile avere risultati costanti e duraturi sul lungo periodo. Ma se sei in questa situazione non ti preoccupare! Vediamo cosa puoi fare… nel prossimo capitolo 🙂

Faccio schifo! Mi fanno sentire in colpa

mi fanno sentire in colpa e sbagliato

Abbiamo dunque trovato le 3 leggi della produttività:

  • La mia produttività è un valore fissato. Posso solo aumentarlo lentamente nel tempo.
  • Per usare il 100% delle mie energie devo scaricare prima e dopo una performance massimale.
  • Per avere performance costanti non posso usare più dell’80% delle mie capacità.

I sensi di colpa derivano proprio dall’ignorare queste 3 leggi. Pertanto, diciamo di poter fare una performance per cui ci vuole il 100% delle nostre energie quando siamo in realtà scarichi con le energie a terra. Oppure non riusciamo a performare al livello atteso perché dovremmo rendere al 100% delle nostre capacità, non all’80%. Ci siamo dunque venduti a un prezzo troppo alto.

Ma ormai lo abbiamo fatto! Abbiamo detto di si a chi ci chiedeva cose impossibili e abbiamo fatto schifo. Cosa facciamo?

Beh, Sergio Perez è stato confermato per l’anno prossimo. Anche se ha fatto 290 punti meno del compagno sulla stessa auto. Facendo spesso incidenti stupidi ed evitabili. Perché?

Per un motivo banale: non hanno di meglio. Se hanno scelto proprio te, è perché evidentemente in quell’istante eri la loro migliore scelta. Hai fallito perché un dato task era oltre le tue capacità? Non poteva andare altrimenti. Fine.

Quello che puoi dunque fare è delineare un piano per:

  • aumentare la tua produttività in modo da riuscire con l’80% delle tue capacità a coprire il task che ti viene chiesto.
  • capire eventualmente come scaricare prima e dopo una performance importante. Specificando al tuo responsabile / coach ecc. che hai bisogno di scaricare se vuole una performance di livello.
  • capire che sbagliare è normale ed è inutile flagellarsi o sentirsi in colpa. Ha senso solo fare un piano per capire cosa migliorare.

Anche in una relazione non ha senso mollare il partner per le sue mancanze o i suoi errori. Se potessi stare con qualcuno realmente di meglio ci staresti già. Ha più senso aiutare il partner a migliorarsi in modo che possa avere più energie e possa sbagliare meno.

Si ok bro… però mi vogliono licenziare/mollare!

mi vogliono licenziare :'(

Continuo con l’esempio della F1 perché abbiamo la fortuna di avere molte dichiarazioni sulle dinamiche. Quindi è tutto abbastanza chiaro e lampante.

Mi ha fatto sorridere un’intervista fatta al povero Albon, ovvero la “vittima sacrificale” che è stata licenziata poco prima del buon Sergio Perez.

Prima hanno segato Gasly. Poi Albon faceva pure peggio forse di Gasly e hanno segato anche lui. Poi è arrivato Perez che faceva circa uguale e alla fine l’hanno tenuto. Perché? Perché hanno capito che era inutile continuare a cambiare pilota.

E’ naturale che:

  • nessun pilota vuole fare il secondo pilota. Motivo per cui Ricciardo se ne andò dalla Redbull quando fu chiaro che volevano spingere su Verstappen come primo pilota. Nonostante gli offrirono lo stesso stipendio folle di Verstappen.
  • pertanto è normale che chi accetta di fare il secondo pilota sia inevitabilmente più scarso del primo. Altrimenti se ne va in un’altra squadra, come fece Eddie Irvine. O si ritira, come ha fatto Nico Rosberg dopo aver vinto il suo primo mondiale. Era riuscito finalmente a “sconfiggere” il primo pilota Hamilton.
  • se poi costruisci l’auto pensando quasi esclusivamente alle caratteristiche del primo pilota, il secondo avrà necessariamente un ulteriore gap da colmare e difficoltà maggiori.
  • se ti aspetti che il secondo faccia performance vicine al primo, sei semplicemente folle. Se anche le facesse, l’anno dopo farà il primo in un’altra squadra.

Motivo per cui Albon nell’intervista di prima disse che appunto il gap tra lui e Max era molto simile a quello tra Max e Perez. Che è lo stesso gap, all’incirca, che c’era tra Max e Gasly.

Perché Ricciardo però faceva meglio di Albon, Gasly e Perez? Perché erano già cinque anni che lavorava per Red Bull. Più altri 3 per la scuderia satellite della Toro Rosso. Guardando la nostra buona piramide della produttività deduciamo dunque che è normale che fosse il più produttivo di tutti questi.

Motivo per cui è riuscito a fare un giro vicino a Verstappen visto che conosceva l’auto e sapeva come poterla spingere al massimo. Cosa che gli è sempre riuscita difficile invece in McLaren o altre scuderie.

Pertanto, se vogliono massimizzare le performance, in Red Bull hanno due chance:

  • tenere Perez, rassicurarlo e investire su di lui il più possibile rimanendo consapevoli che avrà sempre un gap incolmabile ma va bene così (tanto se ha un razzo arriva secondo uguale).
  • promuovere Ricciardo, sapendo però che avrà bisogno di un periodo di assestamento in cui probabilmente renderà peggio di Perez. E sapendo che se dovesse andare forte sarebbe difficile da trattenere e potrebbe anche creare dei dissapori interni con Max che vuole vincere sempre.

La morale dunque è la quarta legge della produttività: se stanno dando fiducia a te vuol dire che non hanno alternative migliori. E’ inutile dunque che ti fanno sentire in colpa, serve a niente.

Ormai vige il mantra del “non accontentarsi mai” che però è una cazzata. Di fatto tu ti devi sempre accontentare. Se hai Perez come secondo pilota è perché quel pilota è ciò che riesci ad attrarre con la proposta che hai attualmente sul piatto.

Le alternative sono accettarlo e iniziare a “costruire” su ciò che hai, oppure non accettarlo e rimanere sempre al palo. Cambiando costantemente dipendente, fidanzato/a, ecc. senza mai avere un aumento di performance perché manca la componente principale della produttività ovvero la costanza in una data posizione.

Mi fece infatti particolarmente sorridere quando licenziarono Binotto in Ferrari nella speranza di rialzare le sorti della squadra. Inutile dire che la Ferrari da seconda in campionato quest’anno ha chiuso terza. E quarta in campionato piloti.

Era purtroppo un epilogo tristemente inevitabile. Avevano pure tentato di prelevare il Team Principal della Red Bull che però non aveva nessun vantaggio a cambiare per un team allo stato attuale inferiore. E infatti si è fatto corteggiare per farsi pagare di più ed è restato.

Pertanto, possono farti sentire sbagliato, in colpa o un fallito quanto vogliono… l’unica cosa che ottengono è diminuire ulteriormente le tue performance. Senza cavarci granché. Se invece cercano di aiutarti e assieme fate un piano per colmare lacune e mancanze in modo da andare a regime, è il modo più efficace di venire fuori assieme dal pantano.

Si ok… ma cosa gli dico!?

cosa dire quando vogliono licenziarti

Non è necessario sempre dire qualcosa. Ci sono stati momenti in cui non ho detto assolutamente nulla… ed è stata la persona stessa, vedendo che il suo discorso non mi toccava minimamente, che ha ritrattato.

L’importante infatti è che quando cercano di farti sentire sbagliato mentalmente pensi “è un problema suo. E’ un suo ‘bug’ che sta sfogando su di me. Il suo comportamento è totalmente senza senso. E’ lui quello che si sente sbagliato“. Se ragioni così anche i peggio insulti non ti toccano minimamente.

Se un tuo responsabile vuole farti sentire in colpa, sbagliato o addirittura minaccia di licenziarti, puoi semplicemente accettare le tue colpe, sorridere e dire che la prossima volta farai di meglio. Mentalmente lui ti vuole scaricare, non ti vuole aiutare, per non dover pensare a come aiutarti. Però tanto non gli conviene.

Ti piacciono questi argomenti? Seguimi su Instagram per non perdere i prossimi articoli 🙂

E’ esattamente quello che ha fatto Helmut Marko con Perez criticandolo pesantemente più volte invece che difenderlo. Questo ha portato Perez a un crollo ancora maggiore dei risultati. Probabilmente perché ha iniziato a dubitare di se stesso e pensare che fosse lui il problema.

Una volta, durante una scuola guida per la patente della moto, cambiai istruttore. Passai da uno molto incoraggiante che mi diceva che ero davvero bravo a uno che letteralmente mi demolì. Ogni errore lo amplificava oltre l’immaginabile. Per poi concludere dicendo: “ci sono persone portate per guidare la moto e altre invece che non lo sono. E devono compensare facendo molte guide”.

Mentalmente pensai “con il cazzo, io sono pure meglio di te in moto”. Però sorrisi, annuii e non dissi nulla. Nell’ultima lezione che avevo mi concentrai al massimo per non dargli modo di criticarmi assolutamente nulla. Feci tutto in modo millimetrico e perfetto tanto che non disse proprio niente. Alla fine gli chiesi: “sono pronto dunque per l’esame?”. E lui non potè dire nulla se non annuire e lasciarmelo fare senza pagare nulla di extra.

Se sei sicuro dei tuoi mezzi, sai che stai dando il massimo e sei capace, è inutile stare ad ascoltare gli idioti. Faranno di tutto per affossarti e dirti che non sei in grado. Ma è un problema loro. Sfogano le loro frustrazioni su di te. E anche avessero ragione, dovrebbero aiutarti e incoraggiarti invece che demolirti.

Tanto che pure Helmut Marko ha dovuto più volte ritrattare andando a difendere la performance di Perez. Perché si è reso conto che quanto diceva non aveva il minimo senso.

Alla fine parliamo ancora della teoria degli scenari e della capacità anche di accettare delle etichette “scomode” e che non ci piacciono.

Ti faranno passare da incapace, fallito, povero… sia nelle relazioni che nel lavoro. Amen, accetti, sorridi e se sai che tu sei nel giusto e hai fatto quello che potevi, la cosa muore lì. Possono anche provare a mollarti o licenziarti, ma se ne pentiranno. E sarà una perdita più loro che non tua.

Si viene lasciati o licenziati proprio in quel momento. Quando si crede che si sarebbe potuto dare di più, anche se non è vero e non è possibile. In altri termini, tu sei sempre la migliore versione di te stesso in quel dato momento. Di più non potevi fare. Quindi inutile crucciarsi, sentirsi in colpa o altro.

Spesso ti dicono di diventare la versione migliore di te stesso per instillarti questo senso di incompletezza e incapacità costante. Ma tu lo sei già. Sei la versione migliore che potevi raggiungere in questo dato istante. Magari sei un fallito, mediocre e schifoso… ma più di così non potevi fare.

L’importante è accettarlo e costruire da qui. Chi non lo capisce pazienza, è meglio perderlo che trovarlo.

E… quindi??

Quindi hai capito quali sono le leggi della produttività. Ovvero, le ripetiamo:

  • aumentare la tua produttività in modo da riuscire con l’80% delle tue capacità a coprire il task che ti viene chiesto.
  • capire eventualmente come scaricare prima e dopo una performance importante. Specificando al tuo responsabile / coach ecc. che hai bisogno di scaricare se vuole una performance di livello.
  • capire che sbagliare è normale ed è inutile flagellarsi o sentirsi in colpa. Ha senso solo fare un piano per capire cosa migliorare.
  • se hanno scelto te, è perché non potevano permettersi di meglio. No eccezioni.

Tenendo tutto ciò bene a mente e lavorando attivamente sulla tua produttività vedrai che molto difficilmente nel lavoro riceverai critiche o persone che ti faranno sentire in colpa. Lo stesso nelle relazioni. E se anche capiterà… beh, sai cosa fare 🙂 inutile crucciarsi.

Spero che questo articolo ti sia stato utile e se non vuoi perderti i prossimi ti consiglio di seguirmi su instagram 🙂