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Oggi è un grande giorno perché finalmente parliamo di identità e di come utilizzarle per stravolgere la tua realtà in modo da diventare ciò che sei davvero e vuoi essere.

Partiamo dal dire che se la maggior parte di quanto visto finora deriva dall’aritmetica di Peano e dall’intelligenza artificiale, quello che vedremo oggi deriva dall’improvvisazione teatrale e dalla caratterizzazione dei personaggi.

L’obiettivo è renderti autentico e vero in qualsiasi scena. Reale o teatrale è indifferente. Che poi abbia riscontri positivi sulla felicità del soggetto è un effetto collaterale.

Comunque, oggi vedremo quella che oserei definire la Stele di Rosetta della riprogrammazione mentale. Ovvero quell’articolo centrale su cui mi baserò per tutti i successivi sul tema. O anche, l’apparato centrale del systema per chi ha avuto modo di fare coaching con me in passato.

Inutile dire che questo articolo ha un valore inestamabile e non saprei neanche darci un prezzo. Quindi nel dubbio l’ho pubblicato gratis 🙂 tuttavia davvero, se capisci questi concetti puoi stravolgere la tua vita e avere dei risultati pazzeschi.

Detto questo, non vedremo propriamente una “tecnica di sblocco”. Diciamo che è più una tecnica di estrazione per trovare cluster di mantra particolarmente efficaci per sbloccarti mentalmente. Successivamente avevo in mente di fare vari articoli correlati per entrare più nel dettaglio.

Non è un concetto base, me ne rendo conto. E non è neanche intuitivo partendo dai soli mantra. Vedremo poi altre tecniche più intuitive e semplici, che tuttavia sono molto più efficaci se le si integrano con il modello delle identità. Motivo per cui ho deciso di partire prima da questo.

Lego vs camioncino dei pompieri

il camioncino dei pompieri

Piccolo abbraccio per chi coglie la citazione vetusta. Comunque, tutto inizia da quando siamo nati.

Appena nasciamo non abbiamo il concetto di “etichette”, “lavoro” o “io sono così” piuttosto che in un altro modo. Quando nasciamo siamo “puri”. Esistiamo e basta.

La realtà avviene e noi reagiamo in modo spontaneo facendo esperienza di quello che succede. Non pensiamo “posso camminare” o “non posso camminare” o “non ce la farò mai a camminare”. Semplicemente ci mettiamo a gattoni e proviamo! Non c’è alcun giudizio, odio o pensiero. Semplicemente reagiamo spontaneamente agli stimoli.

Crescendo tuttavia, ci dicono o ci convincono che siamo fatti in un modo piuttosto che un altro. Facciamo un disegno e ci dicono “bravo! Che bello!”. E magari ci convinciamo di essere bravi e diventiamo dei Designer. Viceversa, magari ci dicono che fa schifo e finiamo per fare i programmatori o cose totalmente diverse.

Sto banalizzando, ma quello che avviene è che crescendo ci lasciamo influenzare da ciò che ci viene detto e siamo plasmati dalla nostra famiglia, dalla chiesa, dalla società, dalla TV, ecc. Ci convinciamo che vogliamo certe cose, che siamo una certa tipologia di persona e che certe cose per noi sono più o meno importanti.

Tuttavia, lo sono realmente? Molto spesso non è così. Siamo così abituati a vivere in una scatola piccola e definita che non ci prendiamo mai neanche un secondo per chiederci se ci piace davvero vivere lì dentro. E se davvero è quella l’espressione di noi stessi.

Più è piccola la scatola, maggiore è il dolore. Viceversa, più grande è la scatola, più siamo liberi di esprimerci. E di essere davvero noi stessi in modo puro, autentico e giocondo.

bambino soldato

In questa foto possiamo vedere un risultato estremo di questo concetto. Un bambino, che non ha idea di cosa sia giusto, sbagliato o nemmeno bene di cosa sta facendo, è stato convinto che deve impugnare un’arma e uccidere persone. Lui, non avendo alcuna base di verità, ha semplicemente accettato questa programmazione mentale come fattuale e corretta.

Questo per far capire quanto la società, l’ambiente e le persone che ci circondano, ci possano portare a prendere delle decisioni persino folli e che poco dipendono dalla nostra capacità decisionale. Se pensi che questo valga solo per gli adulti, basta che ragioni sul fatto che la gran maggioranza di kamikaze sono adulti.

Prendendo la metafora del titolo, è come se noi quando nasciamo fossimo dei Lego che non hanno una forma specifica. Siamo forma in pura potenza, visto che ancora nulla è stato concretizzato. Crescendo sviluppiamo una forma specifica che ci caratterizza e che ci rende adatti a certe situazioni e inadatti ad altre.

Mettiamo dunque che diventiamo il “camioncino dei pompieri”. Noi però magari non volevamo essere il camioncino dei pompieri. E essere il camioncino dei pompieri ci sta stretto perché vogliamo essere molte più cose. Per cui, in un moto di ribellione, issiamo la bandiera pirata e diventiamo il “camioncino dei piromani”.

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Questa fase molto spesso equivale all’adolescenza. Verso i 14 anni i ragazzi e le ragazze si rendono conto che gran parte della programmazione mentale dei genitori fa schifo e sono frustrati. E che non hanno ottenuto granché facendo quello che gli viene detto. Magari hanno voti a scuola che fanno schifo e rischiano persino la bocciatura. Oppure sono ancora vergini e nessuno gli caga. Magari sono bullizzati e si sentono i reietti della società.

Perché non piaccio a nessuno? Evidentemente la colpa è dei miei genitori che non mi aiutano e sono dei falliti. Naturalmente non è colpa loro se non hanno i mezzi per aiutarti, però la maggior parte delle persone sviluppa un forte sentimento di odio verso i propri genitori ritenendoli responsabili della loro infelicità. Se non del tutto, almeno in parte.

Questo è anche il motivo per cui la psicologia si è fiondata ad analizzare il rapporto con i genitori considerandolo fondante per quella che è la tua interpretazione del mondo. Se da un lato è vero che analizzare il rapporto con i genitori può far emergere molte informazioni interessanti, cosa che infatti vedremo come affrontare, tuttavia veramente molto riduttivo.

La programmazione mentale infatti spesso avviene per molteplici fattori, la maggior parte dei quali non hanno alcuna attinenza con i genitori. Quelli quindi che ne facciamo, li ignoriamo?

Comunque, il nostro ragazzo incazzato come una biscia comincia a fare esattamente il contrario di quello che faceva prima. Magari è stato mollato o cornificato dalla fidanzata e quindi cerca di fare solo sesso™. Oppure si è impegnato tanto per prendere un 6 a scuola e sentirsi dire che “bah, potevi prendere di più” e quindi ora ha la media fissa del 3 visto che vaffanculo fatela voi questa scuola schifosa.

Abbiamo realmente risolto il problema? No, forse lo abbiamo aggravato. Avendo sostanzialmente gettato odio un po’ ovunque e avendo compromesso totalmente il rapporto con i genitori che quindi saranno ancora meno disposti ad aiutarci se non lasciarci letteralmente a noi stessi.

In questo Breaking Bad ha un esempio lampante nella storia di Jesse Pinkman che è proprio lo stereotipo di questo atteggiamento. Va male a scuola, si sente un fallito e quindi decide di “rompere tutto” dandosi alla droga. Scelta che lo porta alla totale spaccatura e odio con i genitori. Genitori che invece di aiutarlo lo spingono sempre di più sull’orlo del baratro e sulla strada del non ritorno.

E’ questa dunque la soluzione? Beh, ovviamente no. Entrambe le soluzioni non sono ottimali visto che non sei capace di reagire agli eventi. Interpreti tutto con schemi fissi, senza capacità di uscirne. Rimanendone vittima anche se palesemente ti fanno soffrire e rendono la tua vita miserabile.

Da un punto di vista cinematografico più sei vittima dei tuoi schemi più hai successo. Basti pensare anche a Better Call Saul che solo alla fine riesce a uscire dal suo schema nonostante l’abbia portato alla totale autodistruzione. Idem Walter White in Breaking Bad. Cosa che ha reso entrambe le serie un successo colossale. Perché? Perché la maggior parte delle persone hanno esattamente problemi simili anche se meno esasperati. E vedono in loro figure con cui si riconoscono appieno.

Qual è dunque il modo per uscirne?

Trova le tue identità

trovare la tua identità

Per tornare al livello base, quindi a essere dei Lego dove di volta in volta puoi diventare un camioncino dei pompieri, un aereo o persino un sommergibile… bisogna prima di tutto capire che cosa sei adesso.

Bisogna dunque trovare quelle che sono le tue identità fondanti che ti definiscono come persona. Detta così sembra assurda, ma basta rispondere alle seguenti domande:

  • Che lavoro fai?
  • Che sport fai?
  • Sei religioso? Se si, che religione hai?
  • Che preferenze sessuali hai?
  • Sei single? Se si, da quanto?
  • Sei fidanzato, sposato o qual è la tua situazione relazionale?

E poi vabbè, si può applicare tutto ciò a cascata anche ai genitori su cui però ha senso fare un lavoro dedicato.

Facciamo un esempio con il lavoro. Mettiamo che sei un programmatore. Supponendo che questo sia il lavoro dei tuoi sogni o che comunque hai sempre desiderato fare, come possiamo capire se questa è una tua identità e anche come rimuoverla?

Per esempio, mantra come questi:

  • Io, nome cognome, sono felice di non programmare mai più nella mia vita
  • Io, nome cognome, sono felice di odiare la programmazione
  • Io, nome cognome, sono felice di essere incapace con il computer
  • Io, nome cognome, sono felice di rifiutarmi di passare tempo al computer
  • Io, nome cognome, sono felice che non sarò mai un hacker/programmatore
  • Io, nome cognome, sono felice di essere un hacker/programmatore fallito
  • Io, nome cognome, sono felice di essere estroverso e aperto con gli altri
  • Io, nome cognome, sono felice di odiare i nerd
  • ecc.

In sostanza come facciamo a trovare questi mantra? Basta che cerchiamo di entrare nella mentalità del programmatore e lavoriamo per opposizione.

Quindi il contrario di un nerd programmatore è un ragazzo simpatico e divertente, magari con grandi capacità artistiche. Quindi per esempio, anche il mantra “Io, nome cognome, sono felice di essere creativo e artistico” potrebbe pigliarti male. Perché non lo identifichi come parte di te.

Tutti questi mantra potrebbero pigliarti male come no. Dipende da quanto hai radicata questa identità. E se hai altre identità che ti hanno già sbloccato o meno su questi temi.

Pertanto, il nerd è uno che sta sempre al computer. Che viene stimato per i suoi lavori online. E magari ha anche tanti amici online. Per cui anche mantra come:

  • Io, nome cognome, sono felice che online mi odino tutti
  • Io, nome cognome, sono felice di vivere per sempre offline
  • Io, nome cognome, sono felice di essere riconosciuto come fallito online
  • Io, nome cognome, sono felice che il mio linkedin faccia schifo ai recruiter online

Poi magari potremmo anche identificarci come “smanettone” e quindi come patito di gadget tecnologici. Pertanto altri mantra potrebbero essere:

  • Io, nome cognome, sono felice di bruciare il mio iPhone/Android/Mac nuovo
  • Io, nome cognome, sono felice di buttare la mia console preferita
  • Io, nome cognome, sono felice di non capirne niente di telefoni/computer/console
  • Io, nome cognome, sono felice di bruciare tutti i miei videogiochi

ecc.

Insomma, ci siamo capiti. Magari andremo più in dettaglio su un articolo a parte su questa identità, ma è giusto per capirci.

Lo stesso è possibile farlo per lo sport o per altri lavori. Quindi, sei un personal trainer? Ecco in regalo:

  • Io, nome cognome, sono felice di smettere di allenarmi per sempre
  • Io, nome cognome, sono felice di avere un infortunio gravissimo che stronca la mia carriera
  • Io, nome cognome, sono felice di essere fallito come personal trainer
  • Io, nome cognome, sono felice che tutti pensino che sono un personal trainer incapace
  • ecc.

Andiamo con lo sport? E’ simile:

  • Io, nome cognome, sono felice di essere uno skinny fat deallenato
  • Io, nome cognome, sono felice di perdere ogni partita perché faccio schifo
  • Io, nome cognome, sono felice di fallire ogni alzata (es: nel powerlifting)
  • ecc.

Hai capito dunque come funziona. Lo stesso possiamo applicarlo alla religione, al sesso, ecc. Un po’ alla volta magari lo faremo per ognuno di questi temi perché i reframe, le derive e le conseguenze di queste programmazioni mentali sono sicuramente molto interessanti. Sarebbe anche bello fare un workshop in cui lavorare proprio su queste identità, estrarle e ripulirle. In futuro vedremo se si riuscirà a organizzare.

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Come approcciare il lavoro sulle identità

iniziamo a lavorare sulle identità

In buona sostanza dunque quello che devi fare è molto semplice:

  • Individui una serie di comportamenti che sono tipici di un cluster di persone. Per questo tipo di persone gli dai un nome. Per esempio “i programmatori”.
  • A questo punto scrivi tutti gli atteggiamenti che, per te, descrivono questa categoria di persone. Cerchi di scrivere i loro pensieri, i loro ragionamenti, ciò che fanno, le azioni che compiono, ciò che per loro è importante. Se hanno degli strumenti per svolgere la loro attività (in tal caso prova a “distruggerli” con i mantra)
  • A questo punto fai l’opposto. Quindi cerchi di fare il negativo di tutti questi comportamenti per cercare di “decostruirli” e sviluppare un distaccamento da qualsiasi atteggiamento. Questo ti renderà libero di fare certe cose come non farle. Sarà quindi una tua libera scelta continuare a fare quelle azioni, non un’imposizione dovuta dalla tua programmazione.
  • Mi chiedi l’IBAN e mi fai un bonifico per ringraziarmi (scherzo :-)).

Questo metodo si può fare anche per identità che “vorremmo acquisire”. Per esempio, visto che va di moda il riuscire a fare facilmente sesso, potresti lavorare sia al positivo quindi con mantra tipo questi:

  • Io, nome cognome, sono felice che tutte le donne/ tutti gli uomini siano attratte/i sessualmente da me (è più efficace fare entrambi i sessi sia che sei uomo che donna).
  • Io, nome cognome, sono felice che le donne/gli uomini siano immediatamente attratti da me
  • Io, nome cognome, sono felice che fare sesso sia per me una mera formalità
  • Io, nome cognome, sono felice di essere bellissimo/a
  • Io, nome cognome, sono felice di avere un corpo spettacolare
  • Io, nome cognome, sono felice che tutte le donne/tutti gli uomini vogliano conoscermi
  • ecc.

Che al negativo, con mantra come questi:

  • Io, nome cognome, sono felice di venire rifiutato brutalmente da tutte le donne/tutti gli uomini
  • Io, nome cognome, sono felice di rifiutarmi di provarci con ogni donna
  • Io, nome cognome, sono felice di essere e rimanere vergine
  • Io, nome cognome, sono felice di smettere di andare in discoteca a provarci con le ragazze/i ragazzi
  • ecc.

Pertanto, in questo caso l’identità che uno potrebbe avere è quella dello “sfigato” che quindi vuole diventare “bravo a rimorchiare”. Viceversa, cosa che in realtà è più comune di quanto non sembri, da “fissato di discoteca/rimorchio” tornare a essere una “persona normale”.

Sono solo alcuni mantra, ce ne sono a camionate per ognuna di queste identità e se avremo tempo vedremo le identità più interessanti per darti vari spunti su cui lavorare.

Ora comprendi forse ancora di più come fare le affermazioni dove dici “dai bro che sei un bomber” lasciano un po’ il tempo che trovano e non è questo il modo di usare i mantra.

Inoltre, comprendi anche come quelle branchie della psicologia dove ti dicono “vedi, sei bipolare” oppure “vedi, sei narcisista”… di fatto ti stanno creando un’identità. Motivo per cui dopo averla acquisita vivi peggio perché oddio lei è bipolare la devo mollare. O oddio faccio schifo sono bipolare.

Le identità ed etichette non servono a niente, anzi ti fanno solo stare peggio. Per quello ha senso decostruirle utilizzando i mantra.

Di certo nessuno psicologo ti dirà mai di ripetere: “Io, nome cognome, sono felice di essere un nerd” o cose simili. Motivo per cui ripeto, tutto questo è mutuato dall’improvvisazione teatrale che invece ti può essere di aiuto fondamentale nel “provare” queste identità e vedere se riesci a essere coerente con il personaggio nuovo che hai “sbloccato”.

Cosa succede quando mi sblocco?

il bello di essere finalmente liberi da blocchi

Mi hanno chiesto cosa succede quando sei sbloccato del tutto e quindi sei superman e spari i missili.

Dunque, non è che diventi nulla di speciale. Semplicemente torni in accettazione. Questo risultato è che sei capace di assumere qualsiasi identità. E hai rimosso il giudizio da certe identità rispetto che altre.

Quindi non c’è un’identità positiva o negativa. Esistono solo delle identità efficaci. Se devo fare un film, fare la parte del bambino soldato potrebbe essere efficace. Se lo faccio davvero, non lo è mai o quasi. Stanno uccidendo mia madre, cosa faccio?

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Qua si aprirebbe un discorso filosofico/morale che non è il tema dell’articolo. Ovviamente il mio suggerimento molto forte è fai sempre cose legali. Proprio per il concetto di karma positivo di cui avevamo già parlato. Anche se una legge è stupida, non seguirla ti pone sempre a karma negativo. Allo stesso tempo però non dovresti sviluppare un’identità su legale/illegale.

Ma qui si apre un tema spinoso che direi di trattare eventualmente a parte.

Detto questo, non basta essere il completamente sbloccato a livello mentale per ottenere risultati. Servono anche importanti conoscenze specifiche e valore in generale per arrivare dove vuoi. Certo è che se mentalmente sei aperto a fare tutto ciò che è necessario per arrivare ai tuoi obiettivi, la strada sarà molto più breve.

Per chi invece ha già forti conoscenze specifiche su un settore, sbloccarsi mentalmente potrebbe fare la differenza tra mediocre e campione che vince ripetutamente. Potrebbe, come no. Dipende da che blocchi ha e se ne ha. Magari è semplicemente oggettivamente scarso e non vincerà mai. Come io con il powerlifting.

In ogni caso il tuo obiettivo dovrebbe essere sempre quello di combattere quel senso di repulsione e quel “no” mentale a ogni scenario che potresti incontrare. E andare a essere il più libero mentalmente e privo di identità che bloccano il tuo processo decisionale.

E le emozioni?

iniziamo a lavorare sulle emozioni

Lo stesso discorso che abbiamo fatto per le identità lo possiamo applicare anche alle emozioni.

Qual è la massima espressione d’amore?

  • Io, nome cognome, sono felice di prendermi cura della donna della mia vita
  • Io, nome cognome, sono felice di sposarmi con la donna della mia vita
  • Io, nome cognome, sono felice di fidanzarmi con la donna della mia vita
  • Io, nome cognome, sono felice di stare tutta la vita con la donna della mia vita
  • Io, nome cognome, sono felice che io sono speciale per la donna della mia vita

Ecc.

Tuttavia, molto spesso l’amore non è bloccato per quella che identifichiamo come la “donna della nostra vita”. Bensì, una donna “sbagliata”.

Quindi possiamo applicare tutti i mantra precedenti a “donne sbagliate”. Tipo:

  • Io, nome cognome, sono felice di sposarmi/stare tutta la vita/prendermi cura di una ragazza brutta
  • Io, nome cognome, sono felice di sposarmi/stare tutta la vita/prendermi cura di una psicopatica
  • Io, nome cognome, sono felice di sposarmi/stare tutta la vita/prendermi cura di chi mi mette le corna
  • Io, nome cognome, sono felice di sposarmi/stare tutta la vita/prendermi cura di rovina la mia vita

Ecc.

Sul discorso emozioni ci torneremo e in particolare sull’amore. Questo però per dire che possiamo prendere le emozioni e gestirle come identità. E il discorso funziona in modo equivalente.

Quante persone ho conosciuto che avevano problemi su queste cose, almeno in parte? Penso la totalità delle persone che ho seguito. Avere l’amore sbloccato correttamente è qualcosa che hanno pochissime persone.

Anche qua, non vedo traumi, genitori o cose strane. Semplicemente, vedo molti scenari che possono essere potenzialmente bloccati e che non riusciamo a vivere e quindi interpretare in modo libero e senza dolore.

Ho scoperto infatti questo cluster di mantra quando, facendo improvvisazione teatrale, mi venne chiesto di fare lo sposo che si stava preparando al matrimonio. Iniziando a farlo particolarmente teso e triste mi venne detto di “farlo felice. Ti stai sposando!”

Guardai il mio insegnante e gli risposi: “…non riesco a farlo felice”. In quel momento mi resi conto che solo l’idea di fare un matrimonio felice era totalmente fuori dalla mia concezione. In quell’istante persino con la donna perfetta.

In quel momento ero nel pieno della mia sfiducia delle relazioni e non era tanto dovuto a traumi o chissà cosa. Ma proprio per concezioni che avevo maturato leggendo libri, forum, ecc.

Per questo ti consiglio di fare improvvisazione teatrale. Se ti rendi conto di non riuscire a fare qualche esercizio o scenario, potrebbe essere un’ottima occasione per affrontarlo a suon di mantra e sbloccarlo. Migliorando la tua vita. Oltre a provare nel pratico certe situazioni che poi hai sbloccato.

Inutile dire che lo stesso lavoro si può fare per anche altre emozioni. Per dire un mantra sulla tristezza, potrebbe essere: “Io, nome cognome, sono felice di rifiutarmi di soffrire per la mia ex” o “Io, nome cognome, sono felice per la morte di $nome_parente” o ancora “Io, nome cognome, odio $nome_parente”.

Recentemente mi sono reso conto di avere come “l’amore fissato” nei confronti di mia nonna. Solo l’idea di farla soffrire anche per sbaglio mi faceva venire da piangere. Questo perché da piccolo mi aiutò in ogni modo facendo di tutto per farmi sentire speciale e dandomi anche quel poco che aveva. L’idea quindi di farle del male era per me un blocco incredibile.

Non che io volessi ovviamente farle del male, ma mantenere questo blocco mi portava a dover aiutare le persone. E’ anche il motivo per cui non ho chiuso prima le coaching. Perché per le persone che credevano in me non riuscivo a dire di no.

Sul tema odio però magari faremo degli articoli dedicati essendo molto delicato e non voglio incorrere in fraintendimenti. E’ infatti molto facile fare questi mantra e pensare che siano suggerimenti per andare in karma negativo o portare il soggetto a comportarsi male. Per cui non do esempi non per “tenere un segreto”, ma per evitare situazioni spiacevoli.

Il problema del dolore + avere una guida

è fondamentale avere una guida

Il problema principale quando si affronta questo lavoro, specialmente in autonomia, è che “non si vuole soffrire”.

Certi mantra fanno un male bestiale cazzo. Mi è capitato più volte di ritrovarmi a piangere ma anche forte perché portavano fuori cose davvero brutte o che non avevo mai risolto ne affrontano. Il nostro cervello fa di tutto per non pensare a cose potenzialmente dolorose. Con il risultato che certi blocchi si rafforzano sempre di più arrivando a dei livelli improbabili.

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Mi ricordo una delle prime visualizzazioni che feci. Non sono riuscito neppure a far entrare il padre nella visualizzazione che il ragazzo crollò a piangere a dirotto che sembrava gli avessi sparato. Questo perché proprio l’intera idea del padre per lui era totalmente bloccata. Non aveva mai superato l’idea che fosse morto.

Inutile dire quanti danni potesse creargli avere un blocco così totale per una persona chiave della sua crescita. Comunque, la parte difficile è proprio quella di mettersi lì con buona voglia a “farsi del male” e farsi spaccare in due fino a non poterne più. Ci vuole una bella dose di energia e di voglia. Cose non banali, specie per chi è molto bloccato.

Certe sessioni sono state estenuanti. Sia per me che per il soggetto. Inoltre, il soggetto inevitabilmente farà di tutto per non soffrire. E ogni mantra li “depotenzierà” in modo da soffrire di meno. Farà di tutto per fuggire ai mantra.

Per esempio, un mantra tipo “Io, nome cognome, sono felice di innamorarmi di nuovo” può essere facilmente aggirato pensando “la donna della mia vita”. E identificando nella donna della mia vita una persona inesistente, perfetta e impossibile. Di fatto, così, si riesce a distruggere totalmente la forza del mantra.

Per quello invece, una formulazione come “Io, nome cognome, sono felice di innamorarmi di nuovo di una pazza squilibrata” non ti dà alcuna via di fuga. E’ dolore puro se hai avuto una relazione terribile senza vie di uscita. Naturalmente, se sei una donna puoi fare lo stesso esercizio al maschile, è equivalente.

Il mio compito quindi non era tanto trovare i mantra, bensì trovare “mantra bastardi”. Che mettessero davvero in difficoltà il soggetto fino a farlo crollare.

Va detto tuttavia che non tutti piangono o non tutti hanno reazioni forti. Dipende da quanto sei bloccato. A volte uno è leggermente bloccato e ha solo un po’ di fastidio. Ognuno affronta gli eventi con più energia emotiva o meno. Oltre ad avere più o meno capacità di immaginazione.

Infine, è anche molto difficile vedersi addosso i problemi. Molto spesso sentendo anche solo parlare una persona, già riesco a comprendere che dice cose coerenti con un certo tipo di identità. Quindi comprendo rapidamente che tipo di mantra somministrargli per portarlo al cambiamento.

Fare questo percorso da solo è particolarmente difficile perché spesso non ci rendiamo conto di nostri atteggiamenti ripetitivi e disfunzionali. Farlo con un partner che ci può dare indicazioni su dove andare a battere può essere indubbiamente d’aiuto. Farlo con un trainer esperto ti può portare in qualche ora a dei mental breakdown totali in cui perdi la concezione di chi sei e ti rendi conto che la tua vita sarà totalmente diversa quando uscirai dalla stanza.

Va detto tuttavia che io ho fatto tutto autonomamente per forza di cose, quindi si può naturalmente anche fare da soli. La differenza è che io ci sbatto la testa dal 2015 sui mantra quindi anche quando lavoro su me stesso ho molto background a cui attingere. Nei primi periodi ogni miglioramento era davvero sofferto e ci ho messo un sacco anche a fare minimi passi avanti.

Modelli di felicità: possono essere identità?

Abbiamo accennato ai modelli di felicità. Ci torneremo sicuramente perché sono un argomento importante da andare a sviluppare quando si parla di crescita personale.

In ogni caso, anche i modelli di felicità possono diventare delle identità da decostruire:

  • essere ricco vs essere povero (amo perdere tutti i miei soldi ecc.)
  • pieno di donne vs essere solo come un cane (amo essere rifiutato da tutte le donne ecc.)
  • sposato/a o fidanzato vs single
  • imprenditore vs dipendente vs disoccupato
  • magro vs grasso
  • produttivo vs nullafacente
  • di successo vs fallito/mediocre
  • palestrato vs deallenato
  • ecc.

In sostanza una domanda che puoi farti è cosa pensi che ti possa rendere felice e andare a lavorare con i mantra sia l’identità che vuoi ottenere sia quella opposta. Tempo permettendo farò qualche esempio delle identità precedenti con i relativi mantra.

Conclusioni

Ci sarebbero tanti esempi da fare anche per capire come le varie identità, se lasciate fisse nella nostra testa, ci impediscono di vivere interi scenari e intere situazioni. Un po’ alla volta faremo i vari esempi. Ho ritenuto fosse il caso di lasciare questo articolo più “agile” per non mischiare qui molteplici identità che invece hanno una dignità propria e potrebbero essere analizzate in articoli dedicati.

Inutile dire che fare un importante lavoro su questi temi ti può far avere dei grandissimi miglioramenti. Ed è come ho impostato gran parte del lavoro di coaching in questi anni. Sia con esercizi per estrarre le varie identità, sia con esercizi per sbloccarle, che con prove dal vivo di simulazioni per capire se il soggetto era coerente con un’identità fluida o se vecchie identità ancora influenzavano le sue scelte.

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